«El gringo loco» al fianco dei campesinos
In Bolivia come missionario laico ha poi deciso di diventare anche medico, per aiutare al meglio i campesinos: la storia di Pietro Gamba, di Stezzano, è raccontata nel libro «El gringo loco».
Nel settembre 1975, spinto dal desiderio di vivere tra i poveri sino a diventare un uomo nuovo, un ragazzo di ventitré anni, primo di nove figli, lasciandosi alle spalle tre anni di lavoro come tornitore meccanico e una squadra di ciclismo, dal Patronato San Vincenzo di Bergamo parte in missione come volontario destinazione il Sud America. Un lungo viaggio in nave. Approdato in Bolivia, dalla linda Ciudad del Niño , deciso a portare speranza nei luoghi di maggior disperazione, finisce a Challviri, 3.800 metri sulle alture del Chapare, condividendo tutto con i campesinos. Stanco di veder morire troppe persone, bambini compresi, ecco la decisione — mai immaginata — di diventare medico per questa povera gente. Così torna in Italia e pur senza studi superiori adeguati, ricomincia nel 1978 , a ventisei anni, dal Cuamm, il centro che prepara medici missionari, a Padova. Si laurea nel minor tempo possibile e a pieni voti. Poi, nella fretta d’iniziare, compie subito un periodo di tirocinio in Svizzera, dove persone sensibili ai suoi progetti fondano un gruppo d’appoggio che porta il suo nome: Pietro Gamba. Così, rientrato in Bolivia ad Anzaldo, nel dipartimento di Cochabamba, il dottor Gamba ex perito meccanico ora esperto nelle malattie dei poveri, attorno alla metà degli anni Ottanta, grazie anche ad altri sostegni, specie da Stezzano, suo paese natale, riesce a realizzare un presidio che ancora oggi cura i più bisognosi. Il resto di questa storia continua con la formazione di una famiglia (il matrimonio con Margarita Torrez nel 1991, l’arrivo di quattro figlie), l’allargamento della struttura (con due sale chirurgiche, un Centro diagnostico, eccetera), gli sforzi per farsi accettare da tutti (superando diffidenze, timore di delusioni, e così via). Una storia che Antonio Voceri ci restituisce ora nelle pagine di El Gringo Loco (San Paolo, pp. 224, euro 18), dove lo straniero un po’ matto è solo un uomo che continua ad amare ostinatamente. Un medico che arriva dove la sanità boliviana non c’è. Ad Anzaldo, la Fondazione a lui intitolata è un punto di riferimento per migliaia di boliviani che arrivano sin qui da ogni parte, sapendo che il medico bergamasco non abbandona chi non ha denaro per curarsi. Il libro viene presentato nelle prossime settimane in varie città italiane — Bolzano,Vicenza, Roma, Firenze, Cremona — e in vari centri della Bergamasca: da Treviolo a Stezzano, da San Pellegrino a Mozzo, da Albino a Brusaporto, a Seriate dove l’altra sera, al Teatro Aurora, è intervenuto anche il vescovo. É lui, monsignor Francesco Beschi, nella postfazione, a parlare di un «Vangelo riscritto, ancora una volta, nella storia intensa di uomini pronti a incarnarlo».