Omaggio a Olmi
Post mortem, un incrocio di grandissimi sotto la Mole. Sommo merito al Torino Film Festival, che ha reso immediato omaggio a Bernardo Bertolucci, a poche ore dalla notizia della sua scomparsa. Di nuovo sommo merito al Torino Film Festival, che da mesi aveva fissato in calendario la giornata tributo (maratona di proiezioni e testimonianze), ribattezzata «Lunga vita a Ermanno Olmi!». Titolo ragionato e cinefilo («Lunga vita alla signora!» è il film del 1987, diretto dal maestro bergamasco), a ribadire il potere salvifico del cinema. Gli uomini passano, le (migliori) opere sono destinate a rimanere. Succede ai lavori di Ermanno Olmi, morto a 86 anni lo scorso 7 maggio. Il programma è stato costruito nel tentativo di «provare a dare una fisionomia alla produzione di un autore straordinario — commenta Emanuela Martini, direttrice del Festival — che oltre alle pellicole più note ha realizzato piccoli film, belli e intensi al pari dei più famosi. Oltre a indimenticabili programmi per la tivù, documentari industriali, innovativo cinema di repertorio». Per credere, vedere il raffinato mosaico di titoli rari, scelti per l’omaggio. Tra questi: il mediometraggio «La cotta», il profetico «Il denaro», «Manon finestra 2» commissionato da Edison, «Nascita di una formazione partigiana» realizzato con Corrado Stajano. «Dentro l’obiettivo, diversamente da altri registi con cui ho lavorato, lui riusciva a metterci tutto», racconta Fabio Olmi, figlio di Ermanno e affermato direttore della fotografia. Resta seduto in sala quasi sempre, stupito da quanto «rivisti oggi dopo tanto tempo, questi film cambino la mia prospettiva. Quarant’anni fa avevano un senso, oggi ne hanno un altro. In futuro muteranno ancora». Dice che tra gli attori diretti dal padre «i più bravi sono stati i non attori». Come i protagonisti de «L’albero degli zoccoli», girato nella campagna bergamasca. «Io e mio fratello Fabio siamo milanesi di nascita, ma papà ci ha sempre parlato molto della sua terra d’origine e dei viaggi tra Treviglio e Milano — spiega Elisabetta Olmi, produttrice —, Bergamo, l’ho conosciuta con lui». Ricorre il quarantesimo anniversario della Palma d’oro, vinta a Cannes da «L’albero degli zoccoli». Olmi è mancato a poche ore dall’inizio dell’edizione 2018, della prestigiosa kermesse francese. «È stata una notizia improvvisa, ma una parola da parte dell’organizzazione ce la saremmo aspettata — continua Betta Olmi —. Da Cannes, sono comunque arrivati ricordi forti, come quello della regista Alice Rohrwacher (che il Corriere Bergamo intervistò a riguardo, come erede riconosciuta del cinema olmiano, ndr)». Ma il vero omaggio al padre regista e alla sua opera più celebre è arrivato «dalle tante iniziative e lavori che i ragazzi, le scuole, il territorio bergamasco hanno organizzato. Ringrazio tutti», commenta Betta, felice e riconoscente: «Addirittura i murales, con scene dal film». É come se a Ermanno Olmi, il cinema avesse allungato la vita.
Il figlio Fabio «I suoi film 40 anni fa avevano un senso, oggi un altro. In futuro muteranno ancora»