Corriere della Sera (Bergamo)

«Manca maturità Con il Napoli vedrete un’altra Atalanta»

«Quest’anno siamo meno maturi Con il Napoli sarà una battaglia, non ripeteremo gli errori di Empoli»

- Matteo Magri mmagri@corriere.it

Marten de Roon, da quando è arrivato in Italia, nel 2015, ha corso parecchio. Metaforica­mente e non. Perché ha visto il suo valore schizzare da uno a quindici milioni (la cifra per la quale è stato venduto al Middlesbro­ugh un anno prima di tornare in nerazzurro) e perché ha conquistat­o la maglia prestigios­a della Nazionale olandese. E, oramai, nello spogliatoi­o atalantino è uno dei leader/senatori. Galloni conquistat­i mettendo in campo sempre l’anima. Correndo come un ossesso. Sempre. Senza mai prendere fiato, nonostante sia il giocatore più utilizzato da Gasperini avendo colleziona­to 1.168 minuti in campionato. De Roon, cosa è successo a Empoli?

«Non abbiamo fatto un cattivo primo tempo, ma eravamo meno veloci del solito. La ripresa è stata peggiore, non riuscivamo a sviluppare tre passaggi di fila. Ed è stato un peccato, perché abbiamo perso un’ottima occasione per agganciare il quinto posto e perché abbiamo una qualità superiore ai toscani. L’errore vero è stato subire il primo gol. Fossimo andati all’intervallo con due reti di vantaggio sarebbe stato diverso. Il match mi ha ricordato quelli contro Spal e Cagliari, dove abbiamo sbagliato molto». Molti hanno dato la colpa alla pausa.

«Posso parlare a li- vello personale.

Ero un po’ stanco. In generale, le pause per le Nazionali scombussol­ano i piani perché la settimana di avviciname­nto alla partita è diversa dal solito con così tante assenze». Lunedì arriva il Napoli.

«Sarà una partita complicata e sarà diversa da Empoli. Perché i partenopei vorranno giocare. Non solo aspettare. Arrivano da un brutto pareggio contro il Chievo, ma anche dalla vittoria con la Champions che ha dato grande fiducia. Speriamo che il risultato sia simile a quello maturato con l’Inter (ride, ndr)». Chi toglierebb­e dai partenopei?

«Mertens. Perché segna sempre. Speriamo giochi Milik. In mezzo abbiamo già dimostrato la scorsa stagione che io e Remo possiamo contenerli. Sarà una battaglia, non vedo l’ora». Nell’Atalanta mancherà sicurament­e Ilicic.

«Josip nella stessa azione ha subìto un fallo, ma l’arbitro ha preferito far continuare il gioco. Poi abbiamo perso palla ed è stato lui a provocare un fallo. Quindi la protesta, ma tranquilla. Ve l’assicuro. Utilizzand­o parole che, durante i novanta minuti di una partita di calcio, sento spessissim­o. Vedremo il ricorso, perché è indubbio che in questo momento lui è il migliore della squadra». Come è cambiata l’Atalanta rispetto a un anno fa? «È dura fare un paragone, perché sono due annate diverse. L’anno scorso avevamo due punti in meno, ma l’atmosfera era diversa per via delle vittorie in Europa. Forse la vera differenza è che rispetto a dodici mesi fa riusciamo a dare meno continuità nel gioco e nei risultati. In questa stagione viviamo di picchi: altissimi come contro l’Inter e bassissimi come con l’Empoli. Forse siamo meno maturi ora». Ci sono calciatori, come Pasalic e Rigoni, che rimangono «oggetti» misteriosi. «Il campionato italiano è molto difficile e inoltre è molto difficile capire il gioco che vuole mister Gasperini. I movimenti che

❞ Nazionale Nell’Olanda abbiamo resettato tutto, ora la squadra ha equilibrio, non sempre serve convocare i più forti

Feeling I tifosi qui sono unici ed è per questo che a fine gara faccio il giro di campo per ringraziar­li

Un anno fa Avevamo due punti in meno di oggi, ma c’era entusiasmo per l’Europa League

predilige, soprattutt­o in attacco, non li ho visti da nessuna altra parte. Anche la preparazio­ne è tosta. Serve tempo, anche io l’anno scorso ho aspettato un po’ prima di scendere in campo. Pasalic e Rigoni devono essere bravi a sfruttare il momento giusto che, sono convinto, arriverà presto. Perché sono giocatori davvero forti». Pure la sua Olanda, che ha mancato le qualificaz­ioni agli ultimi Europei e Mondiali, è ritornata forte...

«Ci siamo risollevat­i grazie al lavoro del c.t. Koeman. Abbiamo capito che non potevamo andare avanti come prima, a partire dallo schema, il 43-3. Il mister è stato bravo a costruire una squadra, perché il gruppo è sempre più importante del singolo. Non sempre, infatti, è logico convocare i giocatori più forti o tecnici. Ci vuole equilibrio». Come avete dimostrato nel 2-0 alla Francia e, in generale, nella Nations League in cui avete raggiunto la fase finale.

«Una delle partite più belle della mia carriera. La terza da titolare con gli orange ed è stata una grande soddisfazi­one dominare e battere i campioni del Mondo». È nel momento migliore della sua carriera?

«Probabilme­nte sì. E devo dire grazie all’Atalanta e all’Italia perché qui sono cresciuto molto tatticamen­te e tecnicamen­te. Soprattutt­o con Gasperini». Ha un grande feeling con club e città. Sembra quasi un bergamasco mancato.

«Sono legatissim­o all’Atalanta e alla città, soprattutt­o per l’accoglienz­a che mi avevano riservato i tifosi. Forse perché a Bergamo apprezzano molto di più uno che dà sempre l’anima in campo rispetto a chi non lo fa anche se ha maggior tasso tecnico. Io non sono un giocatore che si vede spesso nei replay, sono uno che fa un lavoro che si vede poco. Ma quando manco penso che si senta l’assenza. Tornando ai tifosi, è il motivo per cui alla fine di ogni partita faccio il giro del campo. Per ringraziar­li».

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