STAZIONE PERCEPITA
«Alla stazione e sul piazzale Marconi non si spaccia». Siete sorpresi? Pure noi, ascoltando la conferenza stampa delle forze dell’ordine in prefettura per far sapere alla cittadinanza che «la stazione di Bergamo è in cima ai nostri pensieri». I problemi di spaccio sono «sulle aree dismesse e nelle vie Quarenghi e Bonomelli» (quest’ultima, peraltro, frequentata da parecchi studenti). Ma «non alla stazione». Insomma, i pendolari possono star tranquilli, mica lasciarsi impressionare da quel che trovano sui treni al mattino. O dalle foto postate dai ferrovieri per lanciare l’allarme contro le bande che si sfidano sulle carrozze per il controllo del narcotraffico. Le nostre autorità fanno sapere che la percezione di insicurezza non equivale, in questa zona da decenni nel degrado, a insicurezza reale, e annunciano una «significativa flessione dei reati»: un risultato che basterebbe per dire grazie alle forze dell’ordine, la cui presenza stabile resta importante. Ma proprio per non disperdere le loro energie, sarebbe il caso di concentrarle su indagini per arrestare chi gestisce il mercato della droga sui binari, anziché su improduttive identificazioni («6.500 in un anno»). Inutile fermarsi ai pusher. Servono arresti per «associazione finalizzata allo spaccio», che si traducano in anni di galera: un efficacissimo spot contro chi volesse tornare sulla piazza. Ma così non si accrescono le statistiche ministeriali: l’unica cosa, purtroppo, che interessa.