In Humanitas l’arte della Carrara
Le gigantografie dell’Accademia sulle pareti delle cliniche Humanitas in città
Gigantografie di opere d’arte della Carrara — come le «Storie di Virginia» del Botticelli o la «Madonna con Bambino» del Bellini — riprodotte sulle pareti degli ospedali Humanitas Gavazzeni e Humanitas Castelli. L’iniziativa, che prende il nome di «La cura e la bellezza», si inserisce nel progetto del gruppo Humanitas che fa il suo ingresso tra i membri della Fondazione Carrara. In totale l’operazione «La cura e la bellezza» è composta da 25 opere per un totale di 400 metri quadrati. «L’etica della bellezza è uno dei valori fondanti della cultura italiana», le parole di Giuseppe Fraizzoli, ad del gruppo.
«Lo prendiamo un caffè?». Con piglio deciso, facendo gli onori di casa, Giuseppe Fraizzoli , l’amministratore delegato,si dirige verso il bar delle Gavazzeni. Sulla destra, a tutta parete e a tutta altezza, tra un cappuccino e una brioche, si apre Piazza Vecchia. «Non se lo aspettava di prendere un caffè in Città Alta, vero?». Già, chi si aspetterebbe di trovare il salotto buono di Bergamo proprio in ospedale? Bisogna ammetterlo, l’effetto scenico è inaspettato e assicurato, perché complice proprio il formato e l’alta definizione senza sgranature da pixel, in quella Piazza Vecchia di inizio Ottocento sembra proprio di esserci dentro. «Deve vedere la mensa, con una vista straordinaria di Venezia del Canaletto», preannuncia con entusiasmo. Ma le opere da vedere, dove immergersi, dove scorgere espressioni e particolari inediti sono altre 23 distribuite tra le sale d’attesa, i corridoi, il Cup delle due strutture. Rasserenano, ravvivano le pareti, alternandosi ai colori pastello. La musica, la pittura, l’arte in generale fanno parte dell’opera di umanizzazione che, come una medicina dell’anima, nei corridoi e nelle stanze di Humanitas Castelli e Gavazzeni, con la mostra «La Cura e la Bellezza», è stata mutuata dalla bellezza senza tempo dei capolavori dell’Accademia Carrara. Gli sguardi del Moroni, le tenerezze del Lotto, il fragore delle cascate del Serio del Marenzi o il brusio di Piazza Vecchia di Rosa — parte del panel delle 25 opere prescelte — si rivelano nel segno di un’immersività non comune grazie al formato maxi con cui, anche nei particolari e nella risoluzione fotografica, sono state riprodotte e posizionate negli ambienti. É una Carrara che entra in Humanitas in punta di piedi, con tocco rispettoso, calore umano e trasparenza degli intenti. Tutte qualità correlate alla qualità etica di una bellezza che, come ha sottolineato ancora Giuseppe Fraizzoli: «É un valore fondante della cultura italiana». Nell’operazione tra due soggetti, costata tra i 50 e i 100 mila euro e favorita dalla partnership con cui Humanitas farà parte fino al 2020 della governance della Fondazione Carrara, si può rileggere in filigrana quel legame profondo che, nel dialogo tra arte e medicina, affonda le sue radici nella storia degli ospedali italiani. Quella fisicità scomparsa che li poneva al centro della vita sociale, tra il municipio e la chiesa, si ritrova rimessa in gioco dalla presenza forte e dalla capacità espressiva dei capolavori di un’Accademia che, fisicamente, si trova da tutt’altra parte della città. Il risultato, in questo cambio di prospettiva, è «emozionale», come ha ammesso Gianpietro Bonaldi, direttore operativo dell’Accademia, proprio perché, nella ricerca di soci e sponsor, segna un cambio di paradigma, aprendosi a una collaborazione con la stessa Humanitas che, nei prossimi tre anni, segnerà un percorso di approfondimento con incontri e appuntamenti. I corridoi, tra infermieri, barelle e sale d’attesa segnano così un mini-tour «museo-medicale» che saranno in molti pazienti a percorrere, in grado di instillare una curiosità che potranno soddisfare quando il ricovero sarà un ricordo. Lo potranno fare usufruendo del coupon d’ingresso ridotto che Humanitas mette a loro disposizione, ma con il rischio, chissà, di restare un po’ delusi. Quel San Girolamo che giganteggia in ingresso, in Accademia è grande solo 58x38 centimetri. La spina che il santo toglie al leone, in quella tela, sarà piccola, ma è in quel gesto che si condensa il sentiment ospedaliero. Guardarlo nel via vai dell’ingresso di Humanitas significa trovare un punto dove ancorare la speranza di guarigione ed esprimere la gratitudine della cura.
La partnership L’Humanitas entra fino al 2020 nella governance della Fondazione Carrara
Il «catalogo» Sono 25 le opere riprodotte nei reparti della Gavazzeni e della Castelli
❞ L’etica della bellezza è uno dei valori fondanti della cultura italiana Giuseppe Fraizzoli amministratore delegato del gruppo Humanitas