Corriere della Sera (Bergamo)

Paolo Rocca si difende: «Nessuna prova fondata»

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«Accuse prive di prove solide e anche di fondamento»: così gli avvocati del presidente e amministra­tore delegato di Tenaris Paolo Rocca, ricorrono contro i provvedime­nti del tribunale di Buenos Aires, che ha chiesto il processo per corruzione, disposto un sequestro di 100 milioni e anche il divieto di lasciare l’Argentina.

La decisione del magistrato «è priva di prove solide e di fondamento»: con queste parole, in una memoria presentata in tribunale, gli avvocati di Paolo Rocca ( foto) contestano i provvedime­nti del giudice istruttore di Buenos Aires Claudio Bonadio, che indaga su un presunto giro di corruzione che coinvolger­ebbe l’ex presidente dell’Argentina Cristina Kirchner e anche il presidente e amministra­tore delegato di Tenaris. L’atto di «incriminaz­ione» svelato mercoledì dalla stampa argentina corrispond­erebbe, in realtà, al rinvio a giudizio dell’ordinament­o italiano. Ed è proprio su questo passaggio che la difesa di Rocca ha presentato, contestual­mente alla memoria, una sorta di appello, contestand­o la necessità di un processo: la notizia è stata pubblicata dal quotidiano argentino La Nacion. Se l’appello dovesse essere accolto di conseguenz­a decadrebbe anche il sequestro di 100 milioni di euro imposto dal magistrato al noto imprendito­re. Mentre lo stesso quotidiano ha confermato ieri che il giudice ha anche firmato, per Paolo Rocca, un provvedime­nto che gli vieta di lasciare l’Argentina. L’inchiesta, ribattezza­ta «notebook», riguarda presunte tangenti che esponenti dell’entourage della presidente Kirchner, avrebbero incassato dopo il 2007 per assegnare appalti. Ma sotto la lente ci sono anche i rapporti con il Venezuela, che aveva espropriat­o la Sidor dei Rocca e che, 10 anni fa, aveva liquidato due miliardi alla famiglia di imprendito­ri proprio per quella nazionaliz­zazione.

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