Clandestini cinesi «al lavoro per una griffe»
Sette lavoratori clandestini su dodici. Cucina e brande accanto al luogo di lavoro. L’Ispettorato del lavoro è intervenuto in un laboratorio di Bergamo in cui, si spiega, «si realizzano prodotti per una nota griffe».
Davanti alla vecchia torretta dalla Cesalpinia ci sono panni stesi, e nella costruzione collegata, la luce filtra dai pannelli di cartone appiccicati alle vetrate. In quel punto, in fondo al cortile al numero 1A di via Pinamonte da Brembate, mercoledì mattina hanno fatto irruzione i tecnici e i carabinieri dell’Ispettorato territoriale del lavoro, con un intervento che ha visto anche l’utilizzo di un elicottero e ha allarmato mezzo quartiere.
Nel loro mirino c’era un laboratorio tessile gestito da cinesi dove, sulla base di alcune segnalazioni, si sospettava fossero al lavoro dei minorenni. L’ispezione (effettuata con l’aiuto di un’interprete fornita dalla procura) ha verificato che in effetti nel grande laboratorio su due livelli c’erano solo maggiorenni fra i 20 e i 30 anni, che in quel posto, oltre a lavorare, mangiavano e dormivano. Gli ispettori hanno infatti trovato una cucina, un soggiorno e una serie di brande. La titolare dell’azienda era in possesso di tutte le autorizzazioni, tanto che, spiegano i tecnici, «svolgeva del lavoro per conto di una grande griffe di moda milanese». Per ora non è stato possibile sapere quale. Discorso diverso per i dipendenti. Su 7 donne e 5 uomini, solo 5 erano regolari in
Italia e in possesso di permesso di soggiorno (tra loro il marito della titolare, che era anche suo dipendente). Gli altri, sei donne e un uomo, erano invece clandestini. Per questo è stata elevata a carico della titolare una sanzione da 3.600 euro per ogni clandestino al quale dava lavoro, per un totale quindi di 25.200 euro. È stata anche decisa la sospensione dell’attività. Il blocco è durato solo 24 ore: ieri la proprietaria del laboratorio ha già versato i duemila euro necessari per ottenere la revoca della sospensione, e l’attività nel laboratorio (soltanto per i dipendenti regolari) è subito ripresa. Sono però ancora in fase di definizione i profili di natura penale nei confronti dell’imprenditrice.