«Vado a Pavia, spero ci siano solo buoni motivi»
La direttrice dell’Ats il giorno dopo la nomina a Pavia tra orgoglio e qualche dubbio
Dice di lasciare Bergamo «con il cuore infranto: per me ogni spostamento è un lutto». Mara Azzi sta per salutare dopo otto anni il suo posto di direttore dell’Ats bergamasca per andare a sedersi sulla stessa poltrona a Pavia. Nega di avere avuto altre ambizioni: «Sono una ragazza di campagna che non voleva fare più carriera di quella che ha fatto. L’importante è che sia stata una destinazione scelta per andare a risolvere i problemi e non ci siano altre motivazioni». A Pavia ritroverà il direttore uscente del Papa Giovanni Carlo Nicora, con il quale nega contrasti: «Abbiamo collaborato molto». Azzi se ne va con l’orgoglio del lavoro svolto: «Ho fatto molto e ho fatto tutto quello che volevo».
«Ho il cuore infranto», dice il giorno dopo avere saputo di essere stata nominata a capo dell’Ats di Pavia. Ma Mara Azzi si sentiva nello stesso modo anche il 1° gennaio 2011, quando era stata nominata allo stesso incarico di Bergamo: «Mi sono affezionata moltissimo all’azienda e dover cambiare per me è sempre un lutto. Era successo anche allora, perché quando mi hanno nominato qua sono andata un po’ in crisi, come mi sta succedendo adesso. Come sempre vado in crisi, perché mi lego alle persone e al territorio in modo molto stretto, ma sapevo che l’esperienza di sarebbe conclusa».
Chissà che centri anche la destinazione, meno prestigiosa rispetto a quelle alle quali forse ambiva.
«Queste sono cose che si inventano gli altri: sono una ragazza di campagna e non ho mai voluto fare più carriera di quella che ho fatto. L’importante è che sia una scelta fatta per risolvere i problemi e non ci siano altre motivazioni»
Cioè quali? Qualcuno attribuisce il suo spostamento a Pavia a bilanciamenti tra le varie correnti leghiste.
«Non so, queste sono cose che si leggono. Lo dicevo solo come auspicio».
A Pavia, a gestire il Policlinico, andrà anche il direttore uscente del Papa Giovanni Carlo Nicora. Si dice che i rapporti tra voi non siano stupendi.
«Sono cose che si dicono all’esterno. In realtà con Nicora ho collaborato più di quanto si dica, ci siamo aiutati a vicenda. E poi adesso è l’unica persona che conosco a Pavia. Una realtà molto diversa da Bergamo ma che ha diritto di avere un direttore entusiasta di fare una nuova esperienza».
E quella di Bergamo che esperienza è stata?
«All’inizio ho trovato una situazione un po’ particolare, e ho imparato a non solo a risolvere le criticità ma anche a rilanciare questo territorio creando alleanze e reti. Per farlo ho ascoltato molto gli operatori, che erano abbastanza repressi».
Repressi?
«Sono un grande capitale umano ma mi sembrava che avessero tante idee che non potevano sviluppare. Con me si sono lasciati andare anche con grandi intuizioni: le prevenzioni, gli stili di vita, le smart city, abbiamo attivato diverse reti con le istituzioni del territorio a livello culturale più che operativo»
Di che tipo?
«È stato fatto un lavoro enorme incontrando tutti i sindaci, e conoscendo così il territorio ma anche i problemi, e trovando insieme le soluzioni».
Nel nuovo bilancio sociale lei definisce l’Ats un’«azienda familiare».
«Alla base di ogni rapporto professionale ci deve essere un rapporto personale con gli operatori e con i sindaci. Si entra meglio nel dettaglio e si trovano meglio le soluzioni. Se un sindaco ti chiama alle 21,30 con un problema, tu glielo risolvi alle 21.35, o comunque ti dai da fare con lui per risolverlo. I sindaci lo hanno sentito, sto ricevendo molte attestazioni di stima e credo siano sincere».
Rimpianti per qualcosa che non è riuscita a fare?
«Credo di avere fatto tutto quello che volevo fare. La salute dei cittadini è una materia complicata e per dare la risposta a un bisogno complesso bisogna lavorare molto. E io credo di avere fatto molto. Per esempio oggi i farmaci delle Aziende ospedaliere lombarde vengono ordinati da noi, consentendo un grande risparmio. Così si lavora non solo per il territorio bergamasco ma per tutto il sistema sanitario lombardo. Avrei continuato su questa strada».
Lascia anche le proteste delle valli per i tagli agli ospedali.
«Non è un ridimensionamenti ma una revisione della rete ospedaliera. Ci può essere la chiusura di un servizio non più utile o sicuro ma c’è anche l’apertura di un altro servizio. L’importante è coinvolgere i cittadini e i sindaci nei percorsi perché se ne rendano conto. Se lo si cala dall’alto lo vivono come un dramma. Le cose vanno spiegate prima, non dopo».
La destinazione
L’importante è che sia per risolvere i problemi e non per altre motivazioni
❞ Il bilancio Quando sono arrivata gli operatori erano repressi. Ora possono realizzare le loro idee
Che consiglio dà a chi prenderà il suo posto?
«Di amare molto la gente e il territorio, senza altri fini».