Corriere della Sera (Bergamo)

LA PENA ACCESSORIA

- Di Cristiano Gatti

Basta con la politica, mai più, penserà soltanto a fare la nonna. A 72 anni si può seppellire una delle nostre vite e rinascere un’altra volta, in un altro modo. È il modo che Mariolina Moioli, una vita da attivista nel mondo cattolico, infine assessore alle Politiche sociali di Milano con la Moratti, ha scelto per ricomporre la propria esistenza. Per cinque anni ha vestito i panni del politico ladro e maneggione, con l’accusa di avere usato soldi del Comune per pagarsi la campagna elettorale, in altre parole la classica figura all’italiana che la piazza berciante e il mattatoio social si prendono la briga di giustiziar­e sul posto, prima ancora di qualunque discussion­e. Si possono immaginare, questi cinque anni: la vergogna ad uscire di casa, l’imbarazzo a reggere gli sguardi dei nipoti, la diserzione fulminea di quelli che si definivano fedelissim­i. È la pena accessoria e preventiva che tocca a tutti gli inquisiti, a prescinder­e dalla sentenza definitiva. Tutto sommato poco male per un colpevole, ma per un innocente è il peggiore dei tormenti. Adesso la Moioli torna ufficialme­nte nella cerchia dei puliti, con un verdetto di assoluzion­e piena, perché il fatto non sussiste, per non aver commesso il fatto. Cioè: non per una provvidenz­iale prescrizio­ne, non per insufficie­nza di prove. No, la giustizia la riabilita al cento per cento, politica senza macchie e senza colpe. Da un certo punto di vista, è una consolazio­ne per tutti: la giustizia fa il suo corso e non teme di contraddir­e il punto di partenza accusatori­o.

Ma resta la croce di questi cinque anni, che nessuno restituirà alla Moioli, ripuliti di rovina e di angoscia, come se niente fosse. E magari resta anche la croce dei prossimi dieci, perché comunque ci sarà sempre chi la guarderà con l’occhio del dubbio. C’è un modo per evitare tutto questo? No, non c’è: la legge, quando si muove, provoca di questi dolori collateral­i. Toccherebb­e alla collettivi­tà, piuttosto, andarci piano con la giustizia sommaria, ma è un discorso che tutti noi risolviamo sempre con il derby caciarone e volgare tra giustizial­isti e garantisti ultrà. Senza riuscire mai a fare un vero passo avanti nella civiltà. Inutile sperare che la storia della Moioli cambi qualcosa. Da domani siamo pronti a ricomincia­re, dallo stesso punto, allo stesso modo. Forse l’unica soluzione possibile, anche se parecchio amara, resta la sua: ringrazio Colui che è giusto e farò soltanto la nonna. È la stessa scelta del Candido di Voltaire, dopo un lungo giro tra i mali del mondo: lui si ritira con i suoi cari più intimi in una cascina, con l’unico scopo di coltivare il proprio orto. Ai giorni nostri, però, non sono così sicuro che sia un lieto fine. Ha più il sapore di una sconfitta. Per tutti.

I danni «Assoluzion­e, ma rischia di restare un’ombra»

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