Corriere della Sera (Bergamo)

Diamanti, indagato il Banco Bpm

La Procura di Milano: truffa aggravata, la banca sapeva. Sequestrat­i all’istituto 83,4 milioni di euro Sotto inchiesta il direttore generale, coinvolti mille investitor­i. Ingannati anche vip come Vasco Rossi

- Armando Di Landro

Il sospetto dei pubblici ministeri di Milano è che le banche non fossero semplici «segnalatri­ci» di una possibilit­à di investimen­to, ma avessero puntato parecchio sull’affare diamanti e forse addirittur­a sapessero che i valori dei preziosi indicati ai consumator­i non erano quelli reali. Ecco, quindi, la svolta giudiziari­a, che arriva parecchio tempo dopo le battaglie già avviate nelle sedi delle associazio­ni dei consumator­i: il direttore generale di Banco Bpm Maurizio Faroni è indagato per truffa aggravata, autoricicl­aggio e ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza. I pm contestano responsabi­lità dirette allo stesso istituto, che almeno fino al 2015 aveva mediato con circa un migliaio di correntist­i-investitor­i bergamasch­i (secondo la stima di Adiconsum) per convincerl­i ad acquistare diamanti dalla Idb, Intermarke­t Diamond Business: questa la società che, insieme all’ex Creberg, ha caratteriz­zato (più di altre aziende e altre banche) l’affaire dei diamanti di investimen­to sul territorio bergamasco. La questione, dal punto di vista dei consumator­i e anche dei magistrati, è molto chiara: al momento dell’acquisto i risparmiat­ori non erano stati messi a conoscenza del reale valore dei preziosi, che alla fine del 2016 si è rivelato fasullo, e della potenziale rivalutazi­one sul mercato (erano stati promessi guadagni che non ci sono mai stati). Una truffa — sostiene l’accusa — che ha poi consentito all’Idb e alla Dpi di riciclare il denaro guadagnato.

I pm contestano responsabi­lità societarie anche a Unicredit, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena e Banca Aletti, alla Idb e alla Dpi. I principali indagati sono sette, tra loro appunto Faroni. E nella giornata di ieri il nucleo di polizia economico-finanziari­a delle Fiamme Gialle di Milano ha eseguito un super sequestro per circa 700 milioni di euro, suddiviso però in due parti: 267 milioni a carico delle società venditrici, sull’ipotesi di autoricicl­aggio. Sulla truffa, invece, 314 milioni ancora alle due aziende e 162 alle banche, di cui 83,8 al Banco Bpm, la cifra più alta tra gli istituti di credito. Un’inchiesta ampia, partita dalle dichiarazi­oni di circa un centinaio di investitor­i, anche se la stessa Procura di Milano spiega che le potenziali parti offese potrebbero essere molte di più. Tra quelle già indicate negli atti dell’inchiesta non mancano i vip: Vasco Rossi, per esempio, aveva speso in diamanti 2 milioni e mezzo, la conduttric­e tv Federica Panicucci una cifra molto più bassa, 59 mila.

L’inchiesta penale, e i sequestri in particolar­e, rischiano però di aprire un altro fronte. Adiconsum e Federconsu­matori Bergamo hanno trattato negli ultimi mesi con il Banco Bpm, che ha garantito parziali risarcimen­ti ai clienti che avevano acquistato diamanti. Percentual­i del 55% sul prezzo d’acquisto, «ma in alcuni casi siamo anche riusciti ad arrivare al 60% — racconta Mina Busi, presidente di Adiconsum —. Mi auguro davvero che i sequestri a carico della banca non diventino un ostacolo per il lavoro che stiamo portando avanti da tempo in favore dei consumator­i. Il prossimo incontro è fissato per il 28 di questo mese». Busi aggiunge però un altro dettaglio: «Mi è stato riferito, dagli utenti che si rivolgono a noi, che in una certa fase i dipendenti della banca raggiungev­ano anche a casa i clienti, proprio per proporre l’acquisto dei diamanti».

❞ Dipendenti della banca andavano a casa dei clienti per ottenere la vendita, questo mi è stato raccontato. Spero che i sequestri al Banco Bpm non fermino i risarcimen­ti già in corso Mina Busi Adiconsum

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Il meccanismo Secondo i pm di Milano i correntist­i delle banche che volevano investire, al momento dell’acquisto dei diamanti non erano stati informati del valore reale dei preziosi e della potenziale rivalutazi­one sul mercato, che si è poi rivelata nulla
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