«Mariti violenti in cella» Mai così tante richieste, ora indagini lampo
Media di due al giorno dopo l’omicidio di Curno
All’impennata di denunce per stalking e maltrattamenti in famiglia, registrata in particolare dopo l’omicidio di Marisa Sartori a Curno, il 2 febbraio, corrisponde una riorganizzazione della Procura di Bergamo e una rapidità sempre più marcata, da parte dei magistrati, per evitare rischi: i pubblici ministeri firmano richieste di misure cautelari con urgenza e i giudici tentano di rispondere con puntualità. I numeri parlano chiaro: in tribunale, dal 1° gennaio fino al termine di settimana scorsa, sono arrivate 57 richieste di misure cautelari personali. L’80%, quindi circa 45 istanze, riguardano stalking e maltrattamenti e nascono soprattutto da denunce di mogli e compagne (o ex) che hanno trovato il coraggio di rompere il silenzio. La media, su un mese e mezzo, è di una richiesta di misura ogni giorno. Ma secondo l’ufficio gip, presieduto da Vito Di Vita, pur non essendoci un dato scorporato, è innegabile che il ritmo sia aumentato dopo l’omicidio di Marisa da parte del marito Ezzedine Arjoun, da cui voleva separarsi. La media è salita a due al giorno.
Da un lato ci sono quindi le denunce, che danno l’idea di una paura crescente, ma sono anche, probabilmente, lo specchio di un lavoro di sensibilizzazione fatto negli ultimi anni, dai centri di aiuto alle donne, dagli avvocati o anche dai carabinieri e dalla polizia. Dall’altro, le richieste di arresto e le misure cautelari sono la risposta della magistratura. Il procuratore aggiunto Maria Cristina Rota ha disposto che, una volta ricevute le querele, o gli esposti delle donne maltrattate, il fascicolo d’indagine venga assegnato in giornata a uno dei sostituti procuratori: il risultato è che in tribunale sono arrivate richieste di misure cautelari nate da denunce giunte in Procura la mattina stessa. E i giudici hanno firmato più volte i provvedimenti an- che in meno di 24 ore, nonostante la legge preveda 15 giorni di tempo sulle pratiche presentate con urgenza dai pm.
L’effetto c’è e si vede anche nelle cronache quotidiane: nel solo pomeriggio di lunedì i carabinieri della compagnia di Treviglio hanno eseguito una custodia cautelare e applicato un divieto di avvicinamento alla casa familiare. La prima misura per un camionista di 50 anni di Cologno, che nonostante un precedente divieto aveva continuato a raggiungere la moglie e le figlie sotto casa o in altri luoghi spesso frequentati. Il secondo provvedimento, invece, riguarda un marocchino di 27 anni (un matrimonio di comodo alle spalle) di Arcene: la moglie avrebbe riferito di continue umiliazioni e botte tra le mura di casa. Risale a domenica, invece, l’arresto del rumeno Grigore Petrika, 56 anni, di Albano Sant’Alessandro: con un pugno ha fatto saltare i denti alla moglie ed è stato denunciato anche per maltrattamenti sulla figlia di 13 anni. Il gip l’ha interrogato ieri e confermato il carcere. Misura cautelare in carcere, invece, per Hassan Marouani, marocchino di 33 anni: un provvedimento confermato ieri dal gip Federica Gaudino dopo l’interrogatorio, ma ritenuto sproporzionato dall’avvocato Isabella Colombo, perché la moglie del suo assistito è rientrata per un certo periodo in Marocco e «quindi non dovrebbero esserci misure cautelari. Ma la sensibilità su questo fronte è alta e si nota».
Senza sosta Ai giudici richieste di misure cautelari nate da denunce presentate nella stessa giornata