Il risveglio del leone
«Il simbolo c’è in tutte le città del sito seriale Unesco, identifica il sistema», dice in aula la Pecce, che da cultrice della materia ha bombardato la giunta di interrogazioni durante il mandato. Prima di ognuna, racconta, si documenta fra i libri; consulta il marito, curatore del blog «Amici delle Mura», e un esperto, l’architetto Gian Maria Labaa. L’ultimo ordine del giorno, corredato di foto storica, proponeva di resuscitare l’icona, «stimolando la collaborazione di artisti e mecenati». Un piccolo giallo circonda la facciata. Nel 1915, viene commissionato all’artista Francesco Domenighini (1860-1950) un affresco dove svetta il leone alato. Sarebbe dovuto durare, ma pochi decenni dopo non ne resta traccia. Consunto, sparito. Un capitolo d’una vita parallela rispetto agli altri fortilizi: non molto tempo dopo il completamento della cinta, già nel 1605, i veneziani sbarrarono Porta San Lorenzo, giudicata indifendibile e funestata dagli allagamenti. Nel 1627, i residenti dell’odierna Valtesse dovettero sborsare alla Serenissima 4 mila ducati d’oro per una nuova porta, rialzata, che sovrastò quella precedente, inglobandola. Sulle altre tre porte, però, si staglia l’emblema dell’attuale querelle politica. Che si richiama all’amministrazione e al ciclo di restauri orchestrato dal 1958 da Luigi Angelini. Nel 1961, lo scultore Piero Brolis (1920-1978) dona alla città due altorilievi e i leoni, dopo secoli, riappaiono sulle porte Sant’Agostino e San Giacomo. È della stessa epoca il guardiano di porta Sant’Alessandro, regalo dell’antica dominatrice, Venezia. «Tutti gli originali sono andati perduti con le occupazioni, che nei timpani posero i loro simboli», spiega l’assessore alla Cultura, Nadia Ghisalberti. Demolita la Serenissima, sono sfilate le insegne del potere: napoleoniche, austriache, sabaude. «Speriamo che nessun nostalgico del Re ci proponga di reintrodurre lo stemma dei Savoia — sospira la Ghisalberti —. Negli anni 60 c’era una sensibilità diversa, oggi creeremmo un falso storico». Tradotto: meglio valorizzazioni meno invasive. Non si rassegna la Pecce: «Parlano di interventi chirurgici sui parapetti, ma anche quelli sono un falso perché risalgono all’Ottocento». Per distendere la tensione mentre la seduta del Consiglio s’infervora, l’assessore Stefano Zenoni diffonde un fotomontaggio dissacrante e allo stesso tempo sdrammatizzante. Si ammira Porta San Lorenzo con il Re leone della Disney.
Senza fregi Solo Porta San Lorenzo non ha alcun simbolo. Il tempo ha cancellato il leone che vi era dipinto
❞ Il simbolo del Leone di Venezia c’è in tutte le città del sito seriale Unesco, ne identifica il sistema Luisa Pecce Consigliere Lega Nord