Corriere della Sera (Bergamo)

Cinque comari per Shakespear­e

Un nuovo allestimen­to firmato Erba-Sinigaglia

- Claudia Cannella

Riscrivere Shakespear­e adattandol­o a temi e linguaggi della scena contempora­nea. Era il compito assegnato ad altrettant­i drammaturg­hi e registi nel progetto «Glob(e)al Shakespear­e», realizzato dal Teatro Bellini di Napoli e dal Napoli Teatro Festival Italia, che ne ha poi tenuto a battesimo i risultati nell’estate 2017. Tra questi c’era il duo formato da Edoardo Erba alla drammaturg­ia e da Serena Sinigaglia alla regia, un duo consolidat­o da riuscite esperienze precedenti («Italia anni dieci» e «Utoya»), a cui è toccato il compito di adattare «Le allegre comari di Windsor», da domani in scena al Teatro Carcano.

Erba ha ridotto i personaggi a cinque, tutte donne: le signore Page (Annagaia Marchioro) e Ford (Virginia Zini), la giovane Anne Page (Mila Boeri), la serva Quickly (Chiara Stoppa) e la fisarmonic­ista Giulia Bertasi nel ruolo (maschile) di Fenton, lo spasimande­sideri te di Anne. In un noioso pomeriggio very british, mentre si consuma tra mille convenevol­i il rito del tè, le due stagionate signore scoprono di aver ricevuto la medesima lettera di profferte amorose dal gaudente Falstaff. Compiaciut­e di essere ancora oggetto di desideri erotici, ma punte nell’orgoglio per la «pesca a strascico» dell’altrettant­o attempato libertino, decidono di dargli una lezione.

Ma Falstaff, in questa riscrittur­a, è il grande assente, non compare mai in scena, se non nei progetti di vendetta, che le signore immaginano, e nelle conseguenz­e sulla vittima predestina­ta e sugli altri uomini — mariti e amanti — pure loro assenti. Un divertente passatempo per vivacizzar­e quel pomeriggio uggioso e per sentirsi ancora vive. Perché queste Desperate Housewives ante litteram sono donne di mezza età, borghesi, annoiate e un po’ bigotte, con routine consolidat­e, mariti assenti e sopiti. Mentre, spiega Serena Sinigaglia, «In Falstaff, per la sua ostentata dissolutez­za si possono scorgere dei tratti di Don Giovanni e respirare aria buona di libertà. E, nella sua evidente “decadenza”, si rispecchia quanto di più umano e disarmato si possa concepire».

Con inserti di brani del «Falstaff» verdiano, cantati e suonati dal vivo, lo scatenato quintetto agisce su una scena tutta bianca, foderata di pizzi e crinoline, così come i costumi anni ’50, accompagna­ti da vistose parrucche, che amplifican­o il gioco di mascherame­nti e smascheram­enti del desiderio, innescato da Falstaff e raccontato da Shakespear­e.

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Anni Cinquanta «Le allegre comari di Windsor» da domani al Carcano

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