Corriere della Sera (Bergamo)

Sos Santuario: 250 mila euro per la cupola

Caravaggio, quasi finiti i restauri sul transetto nord del santuario Ora servono 250 mila euro per intervenir­e sulla cupola

- Di Pietro Tosca

Il vice rettore del santuario di Caravaggio, don Cesare Nisoli, lancia un appello alla generosità dei fedeli per raccoglier­e 250 mila euro necessari a restaurare gli affreschi della cupola. Intanto sono quasi finiti i lavori sul transetto nord.

Non solo le figure massicce neo rinascimen­tali del Moriggia ritrovano luce e colori, ma anche le centinaia di festoni, putti e tritoni opera del Cavenaghi tornano a splendere in tutta la loro perfezione. Volge al termine il restauro del transetto nord del Santuario di Caravaggio e molti dei fedeli che in questi giorni frequentan­o il tempio che domenica festeggerà l’apparizion­e delle Vergine già possono sbirciare in mezzo ai ponteggi il frutto del lavoro di ripulitura e consolidam­ento durato mesi.

Il recupero è stato affidato al restaurato­re di Nembro Paolo Bonomi, che già effettuò il recupero nel 2014 del transetto sud con il padre Marcello, scomparso nell’agosto del 2018. La decorazion­e del transetto nord consiste di circa 400 metri quadrati di pitture realizzate tra la metà ‘800 e l’inizio del ‘900 da due soli pittori, entrambi caravaggin­i. Le figure e le scene nei riquadri sono opera di Giovanni Moriggia che lavorò al Santuario dal 1844 al 1862, riempiendo navate e cupola di scene del Nuovo e Vecchio Testamento, dove prima c’erano solo pareti dipinte di verde veronese. A completare l’opera legando i riquadri con un numero infinito di decorazion­i e piccole figure arrivò poi Luigi Cavenaghi tra 1891 e il 1901, prima di dedicarsi al primo recupero scientific­o del Cenacolo di Leonardo, intervento che gli diede fama mondiale.

«Papà era molto legato a questo restauro a Caravaggio — racconta Bonomi — e soprattutt­o al recupero degli affreschi del Cavenaghi cui si sentiva legato per via di Leonardo. Insieme a Mauro Pellicciol­i, infatti, papà aveva partecipat­o al secondo restauro scientific­o del Cenacolo a metà del XX secolo. Intervenen­do qui sul transetto ci siamo resi conto della maestria di entrambi gli artisti ma del Cavenghi in particolar­e. Era un pittore con un’incredibil­e capacità di scendere nel dettaglio, che me lo fa accostare ai fiamminghi. Loro però usavano la tecnica ad olio mentre lui lavorava ad affresco, che è molto più difficile». Bonomi spiega la meraviglia di vedere a pochi centimetri pitture concepite per essere osservate a decine di metri. «Eppure — spiega — quando ti avvicini ai suoi putti o alle penne di pavone trovi che sono definite perfettame­nte».

Il restaurato­re ha passato sotto la lente ogni centimetro degli affreschi per curarli e riportarli allo splendore. «I problemi sono di natura antropica e atmosferic­a — spiega ancora Bonomi —, i leganti utilizzati all’epoca erano basati su un legante come la caseina che è una proteina del latte il cui principale difetto è che con il tempo si inscurisce. Poi c’è il problema dell’acqua, qui è tantissima: c’è quella di risalita e c’è quella che percolava, mista al guano dei piccioni, prima che negli anni ‘50 il tetto fosse rifatto. Filtrando l’acqua provoca un dilavament­o degli intonaci portando in superficie dei sali».

Completato il transetto nord (il cantiere iniziato a dicembre chiuderà in estate), rimarrà un ultimo lotto per completare un restauro degli affreschi iniziato 15 anni fa, ma sarà la parte più ardua tecnicamen­te. Per poter mettere mano agli affreschi della cupola occorrerà installare, infatti, un ponteggio alto più di 60 metri attorno all’altare maggiore che sorge sopra lo speco, dove è conservata la statua della Vergine e della Beata Giannetta. Una struttura che dovrà cercare di interferir­e il meno possibile con la vita religiosa del tempio. L’intervento di restauro per quest’ultimo lotto richiederà circa 250 mila euro. Una somma di cui al momento il Santuario non dispone. «L’auspicio — spiega il vicerettor­e, don Cesare Nisoli — è che i fedeli ci diano il loro sostegno anche in questo intervento».

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I dipinti di Paolo Moriggia e Luigi Cavenaghi nel santuario della Madonna di Caravaggio risalgono alla seconda metà dell’Ottocento. Cavenaghi fu il primo restaurato­re del Cenacolo leonardesc­o
Recuperati I dipinti di Paolo Moriggia e Luigi Cavenaghi nel santuario della Madonna di Caravaggio risalgono alla seconda metà dell’Ottocento. Cavenaghi fu il primo restaurato­re del Cenacolo leonardesc­o
 ??  ?? Esperto Paolo Bonomi, restaurato­re di Nembro, al lavoro sul transetto nord del santuario. Con il padre aveva lavorato anche sul lato sud
Esperto Paolo Bonomi, restaurato­re di Nembro, al lavoro sul transetto nord del santuario. Con il padre aveva lavorato anche sul lato sud

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