Corriere della Sera (Bergamo)

Il play Caroti: «La mia esultanza alla Damian Lillard»

- Di Lorenzo Caroti *

Il quinto atto della sfida con Verona è stata la partita più bella della mia carriera insieme a gara 3 dei playoff del 2015 contro Siena quando giocavo con Cecina, la squadra della mia città. Allora segnai il canestro della vittoria sulla sirena, mercoledì ho realizzato due triple dopo aver sbagliato 18 dei primi 19 tiri. Sembrava una prestazion­e da incubo e invece è stata una serata indimentic­abile: il merito è dei compagni che ci hanno tenuto in partita. Non ho paura di prendere i tiri negli ultimi secondi: se non hai il coraggio di farlo, cosa giochi a fare? Sono contento di aver ripagato la fiducia dell’allenatore, magari un altro al posto di Vertemati mi avrebbe tenuto in panca visti i tanti errori. Lui sa i miei pregi e i miei difetti e non smetteva mai di dirmi di continuare a tirare. Ha un’incredibil­e fiducia in me, se non l’avessi sentita, avrei passato la palla. Ho rivisto il video molte volte e mi viene sempre a ridere, come se fossi incredulo. Penso di continuo «Come mi è venuto in mente di tirare dopo tutti quegli errori?». Prima di quelle triple penso di essermi preso i tiri che dovevo prendermi e infatti mi ripetevo in testa: «Tranquillo, arriva il tuo momento». E così è stato. Ho esultato facendo il gesto dell’orologio come Lillard dei Blazers come a dire: «Finalmente è arrivato il mio momento». Dedico la vittoria a mio nonno, alla mia famiglia e alla mia ragazza Sara che mi supporta. Ora arriva Treviso che è costruita per vincere: sarà una serie difficilis­sima, dobbiamo recuperare le energie e andare là con la consapevol­ezza di essere una grande squadra. Nessuno avrebbe scommesso che potessimo arrivare fin qui, neanche io, dobbiamo continuare a giocare con la stessa faccia, senza aver alcun timore.

* playmaker Remer (testo raccolto da Michele Gazzetti)

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