L’EUROPA CHE VOGLIAMO
Che paradossale domenica aspetta i bergamaschi. Da una parte sono chiamati a votare per le elezioni europee, dove molto popolare è l’idea che identifica nell’Europa la fonte dei mali che ci affliggono. Dall’altra, la sera trepideranno perché l’Atalanta approdi in Champions League: cioè proprio per un posto in quell’Europa che è così facile denigrare. A seconda di come la guardi, l’Europa è un traguardo o una zavorra. Questo strabismo rivela molte delle contraddizioni che albergano nella nostra vita quotidiana. Da una parte è evidente che confrontarsi con un palcoscenico internazionale è comunque positivo; così com’è più gratificante giocare col Barcellona che con l’Albinoleffe. Ma ti espone anche ad aspettative e standard che — per rimanere in ambito calcistico — stanno già mandando in fibrillazione i tifosi: conquistata la Champions, saremo in grado di mantenere quel livello? Che in fondo è quello che da tempo ci chiedono «quelli di Bruxelles» in politica e in economia. Al che noi rispondiamo col sovranismo, che è un po’ come dire che le regole del campionato ce le facciamo noi. Ed è proprio quello che vogliono fare i grandi club del pallone con l’idea della SuperLega di cui si parla in questi giorni. Anche qui l’incrocio tra calcio e politica è fervido di suggestioni: cos’altro è la Super Lega se non una forma di sovranismo di chi ha più soldi e tifosi? Così forse si capisce una cosa: il problema non è l’Europa, ma gli europei che sono più ricchi degli altri.