La Same più forte delle crisi orientali
Treviglio, crescono il fatturato e l’utile ma anche gli investimenti e le assunzioni
Crescono ancora i bilanci del gruppo Same DeutzFahr. Il fatturato 2018 si attesta a quota 1.373 milioni (+3,6%) mentre l’utile sale da 28 a 42 milioni. Questo nonostante un calo di vendite (ma con più modelli di alta gamma) e le difficoltà di Cina e Turchia. Treviglio, con i suoi 1.500 addetti su 4.219 totali, è sempre più il cuore del gruppo. Lo dimostrano i continui investimenti (anche nel 2018) e le assunzioni.
Più forte dei venti di crisi che agitano il mondo. Il gruppo Same Deutz-Fahr di Treviglio, sempre più realtà multinazionale con stabilimenti in otto Paesi, archivia il 2018 con fatturato in crescita a 1.373 milioni di euro (+3,6%) mentre l’utile sale dai 28 milioni del 2017 a 42 dell’anno scorso.
«Iniziamo a raccogliere i primi frutti del piano strategico straordinario che metteva al centro la capacità produttiva — spiega l’amministratore delegato Lodovico Bussolati —: sono stati ristrutturati tutti gli stabilimenti ed è stata rinnovata e ampliata la gamma di prodotto con forti investimenti in Ricerca e sviluppo: oltre 60 milioni l’anno, il 4% del fatturato». Centrale in questo scenario è stato il tornare a produrre all’interno i componenti strategici: dai motori, alle trasmissioni, agli assali. Un’innovazione di gamma sancita all’inizio del 2019 anche dal premio al Sima, la fiera internazionale delle macchine agricole di Parigi. Il Same Frutteto Active Steer, trattore con quattro ruote sterzanti, è stato proclamato «Machine of the year».
Una crescita di fatturato, quella del 2018, avvenuta nonostante il calo dei trattori venduti: 33.648 contro i 33.970 del 2017 (a Treviglio 12.381 contro 13.644). «I nuovi prodotti — spiega però l’ad — sono nel medio e alto di gamma e quindi portano un valore aggiunto maggiore». Un effetto che si è visto soprattutto sul mercato europeo, quello più maturo e difficile, dove Same ha aumentato il fatturato di 106 milioni di euro (da 891 a 997). Il gruppo sconta invece la crisi economica della Turchia, dove ha dimezzato i ricavi: da 105 milioni a 48 in un anno. In contrazione anche la Cina che però cresce per numero di macchine vendute. Nel gigante asiatico che vive un momento di incertezza per i dazi americani, il gruppo dal 2016 ha acquisito il controllo della joint venture creata nel 2011. «Le turbolenze economiche e le guerre commerciali sono il dato più preoccupante anche per il 2019 — ammette Bussolati —: il mercato europeo sembra tenere e il nostro obiettivo è confermare i dati del 2018».
Uno scenario in cui Treviglio rimane un punto saldo. Dei 4.219 dipendenti del gruppo, 1.500 lavorano nella sede bergamasca, cuore ma anche sempre più cervello dell’azienda. «Treviglio è il sito su cui abbiamo investito di più — precisa Bussolati —: nel 2018 con 25 milioni è stato completato il rifacimento delle linee di montaggio che sono state robotizzate, ed è stato ristrutturato anche il centro clienti». Dal 2015 gli assunti a tempo indeterminato a Treviglio sono stati 297, di cui circa un centinaio impiegati, in massima parte laureati. Molti neoassunti hanno rafforzato il reparto di Ricerca e sviluppo che nel triennio è passato da 150 a 280 addetti.