Dipendenze dalla tecnologia Punto d’ascolto
Osio Sotto, al consultorio San Donato apre la sede dell’associazione Di.Te.: casi tra bimbi e adulti
Di.Te., l’associazione nazionale impegnata nella prevenzione e nel trattamento delle nuove dipendenze tecnologiche, lancia l’allarme e dice che tra i giovanissimi c’è chi resta connesso oltre 10 ore al giorno.
In Italia un ragazzo su tre, tra gli 11 e i 14 anni, è connesso per oltre 10 ore al giorno. Fra i 13 e i 15 anni, il 38% dichiara di aver fatto in media 15 assenze a scuola per rimanere davanti al pc o allo smartphone, il 18% di averne collezionate 30 e il 20% ha sfiorato i 100 giorni. A lanciare l’allarme è Di.Te., associazione nazionale impegnata nella prevenzione e nel trattamento delle nuove dipendenze tecnologiche, del gioco d’azzardo patologico e del cyberbullismo. La sede è a Senigallia ma sono state aperte succursali in tutta Italia: oggi si inaugura quella al consultorio familiare San Donato di Osio Sotto.
Aperto a tutti, il centro offrirà consulenza e assistenza sulle cosiddette «new addiction», dipendenze non da sostanze ma da oggetti o attività della quotidianità con cui si arriva ad avere un rapporto compulsivo. Oltre alla parte clinica (a pagamento), l’équipe composta da quattro psicologi garantirà percorsi di prevenzione gratuita, incontri con adulti e giovani.
«Il fenomeno è in crescita a livello mondiale e nazionale», spiega il responsabile del consultorio Liborio Placenza. Non ci sono ancora dati sul nostro territorio, «ma — prosegue — qualche caso è stato segnalato. Manca la consapevolezza e la conoscenza delle diverse patologie». Si va dal vamping, che colpisce chi rimane sul web fino all’alba, alla nomofobia, la sindrome da disconnessione, fino all’Hikikomori, l’isolamento sociale. È il rischio che corre un 16enne bergamasco già in cura. «Non va a scuola — spiega Placenza —, non vede gli amici, non esce. Non avendo più contatti, si è attaccato ai videogiochi». Chi sono i soggetti più a rischio? «Gli adolescenti perché sono personalità in divenire». Non sono immuni gli adulti: «Penso a un uomo che stava in piedi ogni sera fino a tardi per guardare la tv e chattare. Inevitabilmente sono sorti problemi con la compagna, anche di tipo sessuale».
A preoccupare gli esperti sono anche i più piccoli. Uno studio afferma che il 23% dei genitori di bimbi con meno di 12 mesi permette al figlio di usare lo smartphone. «L’utilizzo prima dei due anni è da evitare. Lo sviluppo cerebrale è plastico e i rischi sono massimizzati», conclude lo psicologo. All’inaugurazione, che si terrà alle 17.30 nella Sala Gioni del presidio sociosanitario San Donato, parteciperà il presidente di Di.Te., Giuseppe Lavenia.
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