«Assetato di soldi e potere» 12 anni per i roghi ai parking
Aeroporto, stangata dei giudici per il campano La Manna. «Recidivo»
Una stangata che è andata oltre ogni previsione: della difesa, che aveva invocato l’assoluzione sostenendo che «manca l’arrosto», e cioè le prove, ma anche dell’accusa, che aveva chiesto una condanna a 7 anni e 8 mesi di reclusione. Il collegio di giudici presieduto da Donatella Nava ha condannato a 12 anni di reclusione Giuseppe La Manna, campano di 36 anni, come mandante degli incendi dolosi a Grassobbio, ai danni dell’Azzurro park, il 14 giugno del 2017, e del Blu Parking, il 16 giugno di quell’anno. Riconosciuta la recidiva per altri precedenti penali (truffa, ricettazione, riciclaggio) dell’imputato, che il pm Raffaella Latorraca non ha esitato a definire «un mentitore spudorato».
In un’arringa durata quasi due ore il sostituto procuratore ha ripercorso tutte le fasi dell’inchiesta e descritto un imprenditore «spregiudicato, assetato di denaro e potere, come emergeva dalle testimonianze dei Plazzoli (proprietari dei due immobili e gestori del Blu Parking con Matteo Bottini, figlio di Elena Plazzoli, ndr) e dei De Stefano (gestori invece dell’Azzurro, ndr). Tutti avevano offerto spunti di riflessione su La Manna: un ex dipendente diventato imprenditore che applicava costi di 18-19 euro a settimana per un’auto, contro i 28 degli altri. Gianfranco Plazzoli l’aveva descritto come “un avvoltoio”». La figura del napoletano si era subito imposta nelle indagini. E partendo da lui erano stati ricostruiti i contatti con l’amico Alessandro De Simone (condannato a 5 anni in abbreviato) e con il gruppo di ucraini che hanno dato materialmente alle fiamme le strutture: hanno già patteggiato in tre.
«Era molto arrabbiato per un’ispezione della Guardia di finanza, il 12 giugno — ha proquestione seguito il pm —. Fabiana De Stefano, che aveva frequentato, riferì che La Manna era convinto di una soffiata di suo fratello (Carlo De Stefano, ndr) dietro quel controllo». «Devo ripagarli con la loro stessa moneta», aveva detto, intercettato, a un suo dipendente. E sul suo profilo Facebook era comparso un post: «La vostra sconfitta è la mia salute». I tabulati telefonici avevano indicato un primo contatto tra lui e Georgii Prekob («guida» degli ucraini) la sera del 12 giugno 2017, il primo incontro il giorno dopo. Il 14 erano bruciate quattro auto all’Azzurro Park, e due giorni dopo ben 51 al Blu Parking. Poi, il 5 e il 6 luglio, c’erano state le telefonate ritenute decisive: con l’amico De Simone, La Manna aveva parlato di «una di coscienza. Ha fatto solo due telecamere, non la terza». «Un linguaggio criptico — secondo il pm —. Le “telecamere” erano gli attentati incendiari, tanto che ce ne fu in effetti un terzo mancato: il 15 giugno furono ritrovate 5 molotov in un’aiuola vicino all’Azzurro». In più, uno degli ucraini aveva riferito di un certo «Giuseppe che pagava Prekob per gli incendi», ha ricordato il pm. Non ci sono prove, invece, per l’avvocato Ivano Chiesa: La Manna avrebbe in effetti contattato Prekob per fargli sostituire le telecamere, ma il lavoro era stato lasciato a metà. In più, secondo la difesa, non avrebbe nessun senso il pagamento di 850 euro agli ucraini, per due roghi dolosi. Ma il tribunale ha evidentemente seguito l’accusa: super condanna, interdizione perpetua dai pubblici uffici, 60 mila euro di provvisionale a Fabiana De Stefano e 100 mila a Matteo Bottini.
Intanto si è fermata l’attività del parking al Cassinone di Seriate che era gestito da La Manna e ora dalla New Orio Big Park, a cui il campano ha affittato un ramo d’azienda. I proprietari dell’immobile hanno dato lo sfratto, per canoni non pagati. Niente navette per i clienti che dall’aeroporto devono andare a ritirare la loro auto.
Seriate Sfrattata società che aveva affittato un parking dall’imputato: disservizi per gli utenti