Corriere della Sera (Bergamo)

CHI SBAGLIA PERDE

- Di Simone Bianco

Le ultime parole famose era il titolo di una rubrica geniale dell’epoca analogica della tv. A «Mai dire gol» andavano in onda i titoli di giornale con le parole di allenatori e calciatori: «Domenica doppietta e vittoria», «È l’anno dello scudetto». Giorgio Gori e Giacomo Stucchi, insieme ma ognuno per sé, ne sono i protagonis­ti nella riedizione 2019. È vero che un po’ si fa sempre, si dice: «Vincerò io», «quando sarò sindaco farò», «subito dopo eletto la prima cosa sarà». È una strategia comunicati­va scontata, basata sull’idea che gli elettori vogliano vedere candidati assertivi, sicuri di sé, senza esitazioni. Ma chi ha incontrato Gori e Stucchi negli ultimi giorni sa che non si tratta di questo. Sono convinti entrambi di vincere, ciascuno dei due crede di vincere, sente che vincerà. E — cosa incomprens­ibile a chi coltivi un minimo di scaramanzi­a — arrivano al punto di ipotizzare una vittoria al primo turno (per la verità, il sindaco uscente vede il ballottagg­io un po’ più probabile). Ora, siccome i sondaggi hanno staccato la spina da qualche settimana, bisogna aggiungere che questa convinzion­e nasce anche e soprattutt­o da sensazioni ricavate dalla campagna elettorale che ciascuno dei due ha portato avanti nelle strade di Bergamo, (non c’è un altro modo per dirlo) tra la gente. Il che rende inevitabil­e la conclusion­e: se l’ottimismo di entrambi si basa sulla fiducia di saper cogliere l’atmosfera in città, ce n’è uno — tra Gori e Stucchi — che questa capacità proprio non ce l’ha. E che nei prossimi cinque anni non farà il sindaco.

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