CHI SBAGLIA PERDE
Le ultime parole famose era il titolo di una rubrica geniale dell’epoca analogica della tv. A «Mai dire gol» andavano in onda i titoli di giornale con le parole di allenatori e calciatori: «Domenica doppietta e vittoria», «È l’anno dello scudetto». Giorgio Gori e Giacomo Stucchi, insieme ma ognuno per sé, ne sono i protagonisti nella riedizione 2019. È vero che un po’ si fa sempre, si dice: «Vincerò io», «quando sarò sindaco farò», «subito dopo eletto la prima cosa sarà». È una strategia comunicativa scontata, basata sull’idea che gli elettori vogliano vedere candidati assertivi, sicuri di sé, senza esitazioni. Ma chi ha incontrato Gori e Stucchi negli ultimi giorni sa che non si tratta di questo. Sono convinti entrambi di vincere, ciascuno dei due crede di vincere, sente che vincerà. E — cosa incomprensibile a chi coltivi un minimo di scaramanzia — arrivano al punto di ipotizzare una vittoria al primo turno (per la verità, il sindaco uscente vede il ballottaggio un po’ più probabile). Ora, siccome i sondaggi hanno staccato la spina da qualche settimana, bisogna aggiungere che questa convinzione nasce anche e soprattutto da sensazioni ricavate dalla campagna elettorale che ciascuno dei due ha portato avanti nelle strade di Bergamo, (non c’è un altro modo per dirlo) tra la gente. Il che rende inevitabile la conclusione: se l’ottimismo di entrambi si basa sulla fiducia di saper cogliere l’atmosfera in città, ce n’è uno — tra Gori e Stucchi — che questa capacità proprio non ce l’ha. E che nei prossimi cinque anni non farà il sindaco.