Il pm: 25 anni per il mandante
Il pm: «Johnny consegnò la pistola». La difesa: «Dubbi su tutto».
Nel giorno in cui il pm ha chiesto la condanna a 25 anni per Sandhu Bhupinderjeet Singh (Johnny, detenuto), come mandante dell’omicidio di Palosco, Amandeep Singh (foto), ucciso a 22 anni con un colpo di pistola, è stato cremato. Era il 10 settembre 2017. Due le domande centrali. La pistola usata era di Johnny? E lui mise in conto che potesse ammazzare? Sì, risponde il pm Emanuele Marchisio: lo dicono i presenti a casa dell’imputato e le intercettazioni, lui la consegnò carica e senza sicura. Johnny è il capo — lo descrive l’accusa — ma è anche uno che «non ha mai lavorato, ha vissuto sulle spalle della moglie e degli altri indiani. Boss è una definizione troppo importante per uno che chiedeva i soldi a un ragazzino anche per i preservativi». Il pm parla del ventiduenne arrestato come custode della pistola. Da quel momento «gli altri indiani si disamorano di Johnny». Ma non complottarono per incastrarlo, è certo il pm sulla base di altre intercettazioni. L’avvocato Matteo Brunori, invece, solleva il dubbio su tutto e chiede l’assoluzione: «Chi parla della pistola si contraddice e non emerge che Sandhu abbia ordinato nulla. Si può pensare a una versione concordata dagli altri: erano stati arrestati dove li aveva portati lui, si erano convinti che li avesse venduti». L’avvocato Benedetto Maria Bonomo (parte civile) lancia il sasso della premeditazione: «Dovevano andare a bruciare l’auto dei rivali come era successo a loro, dove era la benzina?». Il motivo della spedizione era «lavare un’onta gigantesca. A giugno il più cattivo (Johnny) era stato ferito da un ragazzino. Serviva un omicidio? Un’azione forte sì». La sentenza è prevista per mercoledì. (g.u.)