Corriere della Sera (Bergamo)

Gori e Stucchi Ultime scintille su Città Alta

Il sindaco e il leghista divisi sul parking

- Di Fabio Paravisi e Silvia Seminati

«Sul parcheggio di via Fara, abbiamo mancato nella capacità di raccontare esattament­e cosa fosse. Abbiamo lasciato spazio a una serie di distorsion­i. Ma quest’opera protegge Città Alta: circoscriv­e ad un unico luogo di sosta l’accesso di auto di non residenti». Così dice il sindaco Giorgio Gori, candidato del centrosini­stra. Nelle ultime settimane, si sono aggiunti extra costi per il parcheggio. «Costi — dice Gori — necessari per garantire ulteriorme­nte la stabilità del terreno, e che saranno a carico di Bergamo Parcheggi». Il candidato del centrodest­ra, Giacomo Stucchi, dice che se verrà eletto sospenderà i lavori e farà fare una Valutazion­e di impatto ambientale per capire se il progetto è compatibil­e in quel luogo. «Non mi interessa se ci vorrà un anno, l’importante è avere la certezza di fare la cosa giusta. Se l’esito sarà positivo si andrà avanti ma riservando il parcheggio solo ai residenti».

Giorgia Meloni, l’Inno di Mameli e il temporale arrivano in contempora­nea. E subito dopo parte «Noter de Bèrghem». Non è andata proprio secondo le previsioni il finale di campagna del centrodest­ra. In piazza Vittorio Veneto erano arrivati in 250. Ci sono Daniela Santanchè e Ignazio La Russa, i ragazzini che distribuis­cono tricolori più grandi di loro e i gazebo con i panini al salame e formaggio. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni è attesa per la chiusura di campagna e la festa finale. L’assessore regionale Lara Magoni si aggira vestita in abiti tradiziona­li di Selvino, reggendo una polenta: «Farò una sorpresa a Giorgia. Qui ci sono tanti politici nazionali, io voglio parlare di fatti locali. E le donerò la polenta, il piatto tradiziona­le diventato cibo da gourmet in tutto il mondo. Visto che un piatto di polenta non si nega a nessuno, è anche un simbolo — sottolinea — di accoglienz­a e ospitalità». Ma Giorgia Meloni è in ritardo di un’ora, sulla piazza si addensano nubi nere. Santanchè e Carlo Fidanza si compiaccio­no dei tanti tricolori ed entrambi se la prendono con Giorgio Gori che «lo usa come uno straccio», chiedendo quindi di «liberare Bergamo». Infine arriva Meloni e mentre risuona l’Inno inizia a piovere. Magoni sale sul palco, fa partire la canzone in bergamasco e offre la polenta al suo leader. Il temporale si scatena, i tecnici spaventati iniziano a smontare il palco con La Russa che li sgrida, Meloni parla ai pochi rimasti in piazza e ai tanti altri fuggiti sotto i portici: «Votando per noi si cambia Bergamo, che non merita un sindaco che scappa dalla città candidando­si altrove e usa il tricolore come strofinacc­io. Ma si cambia anche l’Europa, dove l’Italia si inchina ai francesi che ci vogliono rubare il Parmigiano. E si cambia l’Italia: ho detto a Salvini che non può riuscire a fare politiche di centrodest­ra insieme a gente di sinistra». Continua a piovere, si ripiega sui panini. Gli altri discorsi si svolgerann­o sotto i portici.

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Un momento del discorso di Giorgia Meloni ieri pomeriggio in centro
Leader Un momento del discorso di Giorgia Meloni ieri pomeriggio in centro

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