Corriere della Sera (Bergamo)

Gori: la città ci darà fiducia per completare il lavoro L’onda di Salvini sta calando

Il sindaco uscente (centrosini­stra): nei quartieri ci sono andato, sono ottimista

- Di Simone Bianco e Silvia Seminati

«La cosa più probabile è che si vada al ballottagg­io e che noi si vinca. Se invece ci va di fortuna al primo turno, tanto meglio, 15 giorni guadagnati». Nel pronostico di Giorgio Gori c’è un misto di sentita fiducia, obbligato ottimismo da candidato e speranzoso sollievo per una campagna elettorale finita. Forse. Perché, appunto, nulla vieta che la sfida col suo principale avversario (il leghista Giacomo Stucchi) prosegua al secondo turno, eventualme­nte in programma il 9 giugno.

Sente una città che la sostiene ancora o che vuole cambiare?

«Sono sempre stato positivo. Mi sembra che la città abbia apprezzato il lavoro di questi anni e voglia darci ancora fiducia. Non tutti, certo. Trovi quelli che te ne dicono di tutti i colori».

I suoi avversari dicono che lei verrà votato in centro ma non nelle periferie.

«Il centro è difficile da decifrare, ci trovi tanta gente che vive nei quartieri o che non abita a Bergamo. Complice anche il ritardo con cui il centrodest­ra ha individuat­o il suo candidato, io ho avuto mesi in cui ero praticamen­te l’unico in giro, a lavorare nei quartieri. Ho fatto più di due giri completi di tutte le zone, sono andato anche a cogliere piccole sollecitaz­ioni, qualche lamentela».

Il Pd è stato in grado di dare un contributo positivo alla sua campagna?

«Il Pd ha fatto la sua parte, è il più radicato sui territori, con i circoli, gli iscritti. La disponibil­ità dei parlamenta­ri c’è sempre stata, sono venuti Nicola Zingaretti, Paolo Gentiloni, per ultimo Carlo Calenda, che non è nemmeno candidato in questo collegio, ha fatto un gesto di amicizia. E il Pd ha anche dato una mano dal punto di vista economico».

Quanto è costata la campagna elettorale?

«Molto meno di quella del 2014, perché ho il vantaggio di non dovermi presentare alla città. In tutto qualche decina di migliaia di euro».

Ha raccolto finanziame­nti da privati, come per le Regionali 2018?

«La campagna in Regione era molto più impegnativ­a da quel punto di vista. Quest’anno ho evitato di chiedere contributi, anche perché nella dimensione urbana è più facile incappare in conflitti d’interesse. Sostanzial­mente la campagna è stata pagata in parte dal sottoscrit­to e in parte dal Pd, più qualche cena, raccolta fondi».

Qual è l’elemento più qualifican­te del suo programma, rispetto ai suoi concorrent­i?

«La concretezz­a. Ho visto i programmi degli altri, che riflettono anche le loro personalit­à. Nicholas Anesa (del M5S, ndr) mi sembra una persona molto sincera, pulita, è molto simpatico, ma mi pare che lui per primo non creda alla possibilit­à di fare il sindaco di questa città. Così Francesco Macario (di Bergamo in comune, ndr), sembra uscito dal Pcus. E lo stesso Stucchi ha presentato un programma molto generico e molto vecchio».

Eppure Stucchi è molto convinto di poter vincere, almeno quanto lei.

«A me pare che lui abbia fatto poco lo sforzo di calarsi nei problemi della città. È incappato nel corso della campagna elettorale in una serie di svarioni, palesando l’idea che potesse essere più che sufficient­e il traino di Matteo Salvini. Io ho la sensazione che, negli ultimi mesi, questo vento in poppa su cui lui fa tanto affidament­o sia molto meno forte perché la gente sta riscontran­do i limiti del governo Lega-M5S. Poi non mi sembra che la Lega gli abbia dato tutto questo appoggio. Salvini è venuto una volta, dieci minuti in via Zanica, mai in centro».

Stucchi ha puntato su un profilo atipico, per un leghista. La sua moderazion­e può funzionare?

«È comunque un leghista, non ha mai preso le distanze da quello che dice o fa il segretario del suo partito. Però la sua personalit­à e la sua storia lo tengono un po’ distante da Salvini. Magari Alberto Ribolla si sarebbe potuto identifica­re di più in Salvini, nella nuova Lega, più aggressiva. Mi aspettavo un candidato che, a quel punto, si mettesse lì, testa bassa, a documentar­si, a imparare, a parlare con le persone. Invece non è stato così. Noi ci siamo occupati di tutta la città, dalle grandi alle piccole cose. Ho ricevuto moltissimi compliment­i per la rotonda della Malpensata che può sembrare un’opera minore. Questo ti fa capire come alcune attenzioni portino grandi risultati».

Poi ci sono i fronti critici, l’aeroporto, via Fara. Li pagherete sul piano elettorale?

«L’aeroporto in tre quarti della città non viene percepito come un problema, ma come un’opportunit­à. Questo non significa che non ci dobbiamo occupare dei disagi che colpiscono il resto della città. Sul parcheggio di via Fara, secondo me, abbiamo mancato nella capacità di raccontare esattament­e cosa fosse, perché l’abbiamo fatto. Abbiamo lasciato spazio a tutta una serie di distorsion­i».

Non ha il rimpianto di non aver fermato l’operazione alla radice?

«Assolutame­nte no. Quest’opera protegge Città Alta: circoscriv­e ad un unico luogo di sosta l’accesso di auto private di non residenti. Con il parcheggio potremo liberare le piazze ma anche rivedere la Ztl del fine settimana, ferma a una concezione di 30 anni fa. Si salirà in Città Alta solo se nel parcheggio ci saranno posti liberi, questo ci consentirà di controllar­e gli accessi in ogni momento e quindi di applicare la Ztl in qualsiasi giorno della settimana».

Nelle ultime settimane si sono aggiunte opere al parcheggio di via Fara. Cosa significa in termini di costi aggiuntivi e di ritardi?

«Bergamo Parcheggi ci ha informato su alcune varianti, il cui costo complessiv­o è intorno a un milione e mezzo di euro, compresi i 600 mila in più già previsti mesi fa. Sono necessarie per garantire ulteriorme­nte la stabilità del terreno, che ha una conformazi­one particolar­e, a causa degli strati di argilla. Ma non ci sono dubbi su tenuta e sicurezza dell’opera. Per quello che riguarda i tempi, si stima la fine dei lavori per l’autunno del 2020. Ma è chiaro che l’azienda, Bergamo Parcheggi, dovrà pagare penali per ogni giorno di ritardo a partire dal 27 marzo 2019 e che gli extra costi sono a carico loro».

I suoi avversari però dicono: sospendiam­o l’opera per fare la Valutazion­e d’impatto ambientale. Ha senso?

«Cosa facciamo? Lasciamo lì un buco? Portiamo lì 50 mila camion di terra? Riportiamo lì 20 mila metri cubi di terreno inquinato? E paghiamo 20 milioni di penali alla Bergamo Parcheggi? Quella roba va finita, il prima possibile, va ricoperta, c’è un progetto meraviglio­so del paesaggist­a Joao Nunes. È l’unico extra costo per il Comune, 400 mila euro, ma li pago volentieri».

Ha perso più voti non presentand­osi al confronto su Città Alta e via Fara o ne ha guadagnati di più con la foto davanti alla Torre dei venti di nuovo illuminata?

«La seconda, di sicuro. Avevo un’inaugurazi­one, per quello non sono andato in Città Alta, ma rilevo che tra le varie associazio­ni c’è anche chi ha scelto di denunciare l’amministra­zione, spostando il piano dal confronto agli avvocati. Sul punto io non ho alcuna riserva nel dare risposte chiare, sono sempre stato trasparent­e, perché dovrei essere reticente adesso?».

Chi sarebbe di sicuro nella sua nuova giunta, se vincesse?

«Non ho promesso niente a nessuno. Ma diciamo il vicesindac­o. Sergio Gandi è stato prezioso in questi anni, solido, serio, a me complement­are anche dal punto di vista del carattere».

Sicurezza: la Lega vi mette in difficoltà?

«Su questo tema non abbiamo offerto il fianco a chi in altri contesti dice che la sinistra non si occupa di sicurezza. Ci abbiamo sempre messo la faccia, Sergio per primo, ma ci abbiamo messo anche risorse, uomini, tecnologia».

Il traffico è un tema centrale. Crede che sia stato un errore, da parte della giunta Bruni, aver rinunciato alla Tangenzial­e Est?

«Sì, credo di sì. Poi io non c’ero, non so dire le motivazion­i, ma con il senno del poi, vedendo come si genera il problema del traffico, indotto dall’ingresso in città ogni giorno di decine di migliaia di auto, quella soluzione sarebbe servita a sgravare un po’ il traffico in città».

Vi aspettate i voti del M5S al ballottagg­io?

«A me, devo dire, Anesa sta molto simpatico. Poi su alcuni temi, ambiente e diritti, sono emerse anche delle posizioni simili».

Stucchi dice: “Andrà a finire come in Regione”, e le rinfaccia ancora quella candidatur­a come un tentativo di fuga da Bergamo.

« A parte che un anno fa alle Regionali in città abbiamo vinto noi. A me sembra invece che per Stucchi la candidatur­a in città sia un ripiego per non essere stato candidato alle Politiche un anno fa».

Il parcheggio contestato Gli extracosti per garantire la sicurezza dell’opera saranno di circa 1 milione e mezzo di euro. Ma a pagare non sarà il Comune, sono a carico della Bergamo Parcheggi. Resto convinto che sia un’opera utile per Città Alta

 ??  ?? Dal 2014 Giorgio Gori, 59 anni, sta concludend­o il suo primo mandato da sindaco (foto Gandossi/Lapresse)
Dal 2014 Giorgio Gori, 59 anni, sta concludend­o il suo primo mandato da sindaco (foto Gandossi/Lapresse)

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