Spirito del pianeta con il cantastorie Eugenio Bennato
Con la chitarra battente in spalla Eugenio Bennato, all’età di vent’anni, parte per il suo viaggio nel mondo della musica popolare, tra tamburelli, tammuriate e la tradizione napoletana, fondando la Nuova Compagnia di Canto Popolare. Il cammino prosegue con il movimento Taranta Power fino ad allargare l’orizzonte: dal Sud d’Italia, Bennato abbraccia il Sud del mondo, inteso non solo come connotazione geografica, ma soprattutto culturale. Stasera, alle 21.30 (ingresso libero), il cantautore, fratello di Edoardo e Giorgio, salirà sul palcoscenico dello Spirito del Pianeta, nel polo fieristico di Chiuduno, per ripercorrere il percorso della sua carriera.
Partito dalle radici folk partenopee, ha preso il largo verso il Mediterraneo e oltre, come si ascolta in «Da che Sud è Sud». Ultimo lavoro discografico, uscito due anni fa, è un racconto di viaggio per il mondo, in 12 capitoli, i brani. L’artista conduce l’ascoltatore nei suoni e ritmi che percorrono il pianeta dall’America del Sud e del Nord all’Africa dei tamburi e delle carovane della speranza, dal Mediterraneo degli scafisti e delle barriere fino al fascino leggendario dell’Estremo Oriente. Ogni brano ha una sua storia e identità linguistica. Si ascoltano canzoni in francese, inglese, spagnolo, brasiliano e anche arabo. Quale occasione migliore per ascoltare questo melting pot sonoro e ritmico se non allo Spirito del Pianeta? Tra le voci più rappresentative dell’integrazione attraverso la musica, Bennato è stato invitato anche dal Parlamento Europeo a suonare per la giornata dedicata ai diritti umani. Nelle sue canzoni di «contrabbando» sono ricorrenti temi come la migrazione, gli ultimi e le disuguaglianze, gli ideali alternativi alla finanza e all’appiattimento della globalizzazione, le favole del potere e quelle popolari, le musiche che sanno di fanfare, di terra e altre di ritmo marziale. In ogni canzone Eugenio Bennato costruisce ponti tra la sponda nord e la «sponda sud» del mondo, anche titolo di un suo album, che «è un allargamento dell’orizzonte mediterraneo a più lontane latitudini — dice l’artista —, in particolare guardo all’Africa, dove colloco una mitica sponda che custodisce la fonte di tutte le leggende e il segreto di un suono battente primitivo che, attraverso deserti e mari, viaggia e si diffonde, arriva fino a noi, fino alle nostre sponde, che risuonano così di antiche tammorre e chitarre».
A Chiuduno
Eugenio Bennato stasera alle 21.30 ripercorrerà le tappe della sua carriera