Astino, veleni nei terreni «Nessun danno agli orti»
I metalli pesanti rilevati nello scavo per le vasche anti-allagamenti. «Ma le coltivazioni non sono a rischio»
Arsenico, piombo, mercurio, zinco: sono alcuni dei metalli trovati nei terreni della Val d’Astino durante i lavori ( foto) alla vasca anti alluvioni. Sostanze che, si assicura, non creano problemi alle coltivazioni. Eseguita la bonifica, per i lavori servirà comunque ancora un anno.
Per decenni attorno al monastero di Astino si sono stesi dei grandi campi di mais che facevano da cornice naturale al monumento. Ma solo di recente, quando le ruspe hanno cominciato a scavare, si è scoperto che i terreni su cui crescevano le piante contengono metalli pesanti: piombo, cadmio, zinco, arsenico, mercurio e idrocarburi. Sostanze, secondo i rilievi effettuati dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, «presenti in concentrazioni che superavano la soglia di contaminazione prevista dalle leggi per i siti ad uso verde pubblico e privato». È un inquinamento vecchio di decenni, di quando i laboratori artigianali a monte riversavano i loro scarti di lavorazione nella roggia Curna. «I contadini pulivano l’alveo della roggia dai detriti e poi li spargevano sui terreni — spiega Fabio Bombardieri, presidente della Mia, proprietaria dell’area —. Le concentrazioni delle sostanze sono fuori norma per lo smaltimento, ma non tanto da intaccare il livello di sicurezza per le coltivazioni, per le quali infatti non ci sono provvedimenti». La Mia sta completando la procedura per cedere il terreno al Comune per 774 mila euro, ma nel frattempo ha autorizzato il Consorzio di bonifica ad effettuare i lavori preliminari per realizzare una vasca di laminazione. È il primo dei tre grandi invasi previsti dal progetto per raccogliere l’acqua delle piogge e risparmiare a Longuelo allagamenti come quelli del 2016. L’impianto da 20 mila metri cubi è in corso di realizzazione a fianco di via Astino. Ed è lì, su una parte dei 4 mila metri cubi di terreno già scavati su una superficie di 3 mila metri quadrati, che all’inizio di marzo sono state trovate le sostanze inquinanti. Il terreno non poteva essere smaltito come normale materiale di scavo e c’è stato bisogno di una bonifica durata due mesi con il successivo scarico in impianti appositi. L’Arpa, spiega, è ora «in attesa di ricevere il piano di caratterizzazione ambientale», che permette di ricostruire i fenomeni di contaminazione.
La bonifica non ha rallentato l’iter del progetto, visto che è proseguita in contemporanea con la stesura della Valutazione ambientale strategica, caricata due giorni fa sul sito della Regione. Questo non significa che i tempi per vedere realizzata la vasca saranno brevi: servono 60 giorni per la presentazione delle osservazioni, quindi il tempo per eventuali modifiche da apportare al progetto, poi la gara d’appalto e infine i lavori. Il che significa che la vasca sarà pronta come minimo per l’estate del prossimo anno. Nel frattempo, il 6 giugno la Regione convocherà una conferenza dei servizi per fare il punto della situazione.
Nel frattempo nei mesi scorsi il Consorzio ha già speso 1 milione e 950 mila euro per una serie di interventi come la sistemazione del Rio Lavanderio con il sottopasso di via Astino, la pulitura di un ampio tratto della roggia Curna e degli scaricatori. E sta per realizzare un argine provvisorio su via Astino in modo da far tracimare in modo naturale il rio Lavanderio e rallentare il percorso dell’acqua nello scaricatore della valle di Astino.
Non solo: lo stesso scavo realizzato per le opere preliminari ha già cominciato a lavorare in modo naturale. Nel senso che in occasione dei nubifragi della scorsa settimana ha raccolto molte delle acque che scendevano dai colli. Tutte opere, secondo il Consorzio, che hanno già fatto molto per impedire gli allagamenti. Tanto che la prevista realizzazione delle altre due vasche di laminazione potrebbe alla fine essere superflua.