Meno fondi e migranti, la Ruah licenzia
A casa 22 dipendenti, più 8 a tempo determinato. «Grande impegno per ricollocarli»
L’impegno, fino allo scorso autunno, era di non toccare i posti di lavoro a tempo indeterminato, ma è quel che è successo: la cooperativa Ruah ha avviato il licenziamento di 22 dipendenti e ha scelto di non rinnovare 8 persone con contratto a tempo determinato. Critici i sindacati: «Conseguenze dirette delle scelte dell’attuale governo». Ma il direttore della Caritas, don Roberto Trussardi, ricorda che il calo degli arrivi di migranti era già iniziato con il ministro Minniti.
Il calo, inevitabile, della forza lavoro, era già stato annunciato a ottobre, ma in quella fase la cooperativa Ruah aveva ribadito il suo impegno a non toccare i dipendenti già stabilizzati. La situazione però è peggiorata: la Ruah, come hanno reso noto ieri Cgil e Cisl di Bergamo, ha avviato il licenziamento collettivo per 22 persone e il mancato rinnovo per altri otto. Il sistema d’accoglienza dei richiedenti asilo è, come noto, in forte contrazione, e una realtà come la Ruah ne paga ora le conseguenze.
I dipendenti erano 156 a ottobre, contro i 210 della primavera 2017 (apice delle necessità d’accoglienza). L’anzione nuncio, sempre a ottobre, era di una riduzione fino a 135 ma solo con i mancati rinnovi dei tempi determinati. Ora invece arrivano i licenziamenti e i sindacati, Fp Cgil e Fisascat Cisl, criticano direttamente Salvini: «La contrazione dell’attività è indubbiamente causata da un calo degli arrivi ma anche da una forte ridueconomica della quota giornaliera prevista nel rinnovo del bando di gara della prefettura di Bergamo per il servizio di accoglienza, in linea con le indicazioni del ministero dell’Interno (dai 35 euro precedenti a una forbice variabile tra 21,5 e 26,5 in base al numero di ospiti di una singola struttura, ndr)».
La cooperativa ha partecipato al bando e continuerà a gestire le grosse strutture ancora operative, anche al Gleno e a Botta di Sedrina. Ma Cgil e Cisl denunciano anche un «peggioramento qualitativo del servizio offerto», in base alle indicazioni del governo: per esempio, «le insegnanti della scuola di italiano sono state escluse totalmente dal nuovo bando». Dei 22 licenziati 13 erano proprio i docenti. «Gli operatori della Ruah — proseguono i sindacalisti Giuliana Rota per la Fp Cgil e Alessandro Locatelli per la Fisascat Cisl — sottolineano che la drastica riduzione dei lavoratori rischia di produrre anche problemi e tensioni nella normale gestione delle attività. Oltre ai posti di lavoro a preoccuparci è anche il livello di qualità dei servizi di accoglienza: se nel capitolato si prevedono stoviglie di plastica e lenzuola di carta, cancellando così anche gli impegni quotidiani di cura del proprio alloggio da parte degli ospiti, che fine farà l’integrazione?».
«Nessuno di noi sceglie di licenziare a cuore leggero — dice Bruno Goisis, eletto ieri di nuovo nel Cda della Ruah e probabile presidente per un altro mandato —. Ci stiamo impegnando per le ricollocazioni, che garantiremo per 9 persone. Abbiamo più difficoltà sulle altre 13, non essendo previsti i corsi di italiano, ma almeno per tre di loro potrebbe esserci un’alternativa». Mentre il direttore della Caritas, don Roberto Trussardi, ricorda che «il calo degli arrivi iniziò con Minniti, poi Salvini l’ha incentivato. Queste sono conseguenze di certe scelte politiche».