Il rito, poi la strada Quattro in carcere per prostituzione
«Non scapperò mai dalla madam, altrimenti morirò. Non parlerò alla polizia della madam, altrimenti morirò. Non manderò soldi alla famiglia senza il consenso della madam, altrimenti morirò». Quando Rose (nome di fantasia) trova la forza di denunciare, ai carabinieri del Nucleo operativo recita la formula che è stata l’inizio del suo incubo. Compirà a giorni 22 anni, ancora ne aveva 17 quando è stata sbattuta su una strada di Baranzate, provincia di Milano, e costretta a prostituirsi. Ora i suoi presunti sfruttatori, nigeriani come lei, sono in carcere. Secondo le indagini, Joy Ofoha, 28 anni, di Inveruno (Milano), era la maman con un passato identico a quello della vittima. Il suo compagno
Osas Michael
Oronsaye, 36, e la sorella di lui
Joy Ogiamien,
49, aiutavano a tenere sotto controllo la ragazza, spesso picchiandola.
Infine, Beauty John, 34, residente a Torino, pregiudicata, ogni mese riscuoteva 200 euro di affitto per la piazzola. Rose aveva lasciato la Nigeria convinta da uno zio, che le aveva parlato di una famiglia pronta ad adottarla. Prima di partire, era stata sottoposta al cosiddetto rito «juju», con la formula di obbedienza, e costretta a promettere di pagare 35 mila euro alla maman. A novembre 2015, la prima notte sul marciapiede. Due anni dopo, la fuga grazie a un connazionale e a un’associazione. Ora, è in una comunità protetta fuori regione. Alla maman avrebbe versato 22 mila euro. (mad.ber.)
La vittima È una nigeriana di 22 anni, fuggita agli «sfruttatori» e ora in comunità