«Questa canzone l’ho già sentita» I plagi della storia
Michele Bovi ricostruisce in un libro duecento anni di liti musical-giudiziarie
A tutti (o quasi) sarà capitato, ascoltando una nuova canzone, di dire: «Questa l’ho già sentita». In effetti di plagi veri, presunti, certificati e non è piena la storia della musica italiana e internazionale. Michele Bovi, giornalista e già capostruttura Rai (oltre che musicista) è un esperto della materia, a cui ha dedicato articoli, programmi televisivi e libri. L’ultimo (sicuramente il più interessante e completo) è «Ladri di canzoni» (Hoepli) che oggi l’autore presenta alla libreria Hoepli (via Hoepli 5, ore 18) con un sacco di ospiti, giornalisti, discografici, maestri, avvocati e artisti, tra i quali parecchi hanno procedimenti giudiziari in corso che coinvolgono diverse popstar italiane. Non è un caso che il libro abbia come sottotitolo «200 anni di liti musical-giudiziarie dalla A alla Z»: infatti da «Abusi musicali» a «Zucchero» (vero nome Adelmo Fornaciari) scopriamo quanto sia difficile districarsi nei meandri di plagio e dintorni, ma anche di quanto sia uno… sport molto diffuso.
Tante le chicche racchiuse nelle oltre trecento pagine: dall’ormai celebre disputa tra Al Bano e Michael Jackson per arrivare fino alla guerra tra i componenti del Clan Celentano, che dura ormai da sessant’anni. Anzi: Detto Mariano, compositore e arrangiatore di molte canzoni del Molleggiato, promette alla presentazione del libro clamorose rivelazioni. Non si salvano neppure i Beatles, che spesso hanno ammesso candidamente di essersi ispirati a brani già in circolazione. George Harrison per «My Sweet Lord» fu condannato appunto per plagio dopo processi e ricorsi durati ventidue anni. Copiate, copiate, qualcosa resterà!