Tenaris, Usa e Argentina in frenata
I dati del terzo trimestre. Positivi però i primi sei mesi
Un calo nel fatturato e negli utili nell’ultimo trimestre per Tenaris che si tiene così stretti i primi sei mesi dell’anno, risultati positivi e grazie ai quali il suo board ha deciso il pagamento di 0,13 dollari per azione. L’azienda, nell’ultimo periodo, paga le maggiori tasse legate alla svalutazione del peso argentino e messicano oltre al minor contributo delle partecipate. Inoltre si sta registrando un rallentamento dell’attività negli Stati Uniti (per un calo della domanda) e in Argentina. In Oriente, al contrario, i dati sono in miglioramento. Come, in generale, sarà il 2020, secondo le aspettative del gruppo siderurgico.
Prima la buona notizia. Anzi, due. Il board di Tenaris ha deliberato il pagamento di 0,13 dollari per azione, come acconto sul dividendo per l’esercizio in corso. Buon per gli azionisti: la cedola sarà staccata il prossimo 18 novembre, con data di pagamento il 20. La seconda: il 2020 sarà meglio del 2019. Per il prossimo anno Tenaris si aspetta, infatti, un recupero delle vendite, in particolare per le attività di perforazione e trivellazione dei fondali marini e gas, oltre che un recupero dei margini e della generazione dei flussi di cassa, in considerazione della riduzione dei costi. Pazienza, invece, sarà la parola d’ordine per l’ultimo trimestre del 2019 a causa dell’andamento debole dell’attività in Usa e America latina. Gli elementi positivi si innestano sui dati relativi ad un terzo trimestre non esattamente brillante.
Il colosso mondiale specializzato in tubi per l’industria oil&gas archivia il periodo in esame con un utile netto pari a 107 milioni di dollari rispetto ai 247 milioni del terzo trimestre 2018, leggermente sotto le previsioni del consensus degli analisti con un calo del 57% anno su anno sul periodo. Ad incidere, oltre alle maggiori tasse (107,7 milioni) legate alla svalutazione del peso argentino e messicano, il minor contributo delle partecipate, tra cui Ternium, la principale azienda siderurgica dell’America Latina, con processi altamente integrati per la produzione di acciaio e prodotti a valore aggiunto.
In contrazione sono risultati anche i ricavi che si sono ridotti del 7% a 1,764 miliardi di dollari, per effetto del rallentamento dell’attività negli Stati Uniti e in Argentina. Proprio in Argentina l’attività sta calando, mentre la trivellazione del mare in Messico è in aumento. Quanto al Nord America i prezzi dei tubi sono stati influenzati dal calo della domanda, dalla maggior competizione e da alti livelli di import. Decisamente più positiva la situazione in
Oriente: qui l’attività sta continuando a migliorare, guidata dagli sviluppi gas in Medio Oriente e al recupero graduale in alcuni bacini offshore. Nonostante il calo dell’utile netto, Tenaris ha generato un flusso di cassa disponibile per l’azienda di 287 milioni di dollari, pari al 16% dei ricavi, che include un’ulteriore riduzione del capitale circolante di 157 milioni e minori spese in conto capitale (86,6 milioni). Così la società ha terminato il trimestre con una posizione di cassa netta pari a 964 milioni di dollari.
Complessivamente, nei primi nove mesi dell’anno, Tenaris ha registrato ricavi invariati a 5,55 miliardi di dollari, mentre l’utile netto è sceso del 9% a 650,24 milioni. Come prevedibile, la trimestrale ha impattato sull’andamento in Borsa del titolo che in una giornata negativa per il comparto energetico ha lasciato sul campo il 3,29%, chiudendo a 9,054 euro. Una performance negativa che riguarda gli ultimi sei mesi, che hanno fatto registrare un deciso «rosso», 27%: solo il 23 aprile scorso il titolo valeva 13,54 euro, ora poco più di 9 euro. Un valore che si ritrova nei grafici borsistici solo riandando indietro al febbraio del 2016.
In Borsa Il titolo del colosso siderurgico ha lasciato sul campo il 3,29%, chiudendo a 9 euro
La decisione Ma per l’esercizio in corso è stato deliberato il pagamento di 0,13 dollari per azione