Furti, impennata a Boltiere «Telecamere inefficienti»
La Prefettura : reati saliti del 24%. Storie di case svaligiate e ladri acrobati
I reati a Zingonia e nei Comuni vicini sono in calo. Tranne che a Boltiere, dove in un anno hanno avuto un’impennata del 24% soprattutto a causa dei furti nelle case e nei negozi. E in effetti a Boltiere sono in molti a raccontare vicende legate alle effrazioni dei ladri, che in alcuni casi sono riusciti a entrare in appartamenti al terzo piano arrampicandosi sui tubi del gas e portando con sé il flessibile per aprire le casseforti. Il sindaco rilancia spiegando di avere appena stanziato una somma per riparare le numerose telecamere bisognose di manutenzione e per riattivare la sala controllo della polizia locale. Proprio le polizie locali dei paesi attorno a Zingonia sono al centro di un piano che da oggi a metà dicembre vedrà pattugliamenti nelle ore serali e in alcuni casi anche di notte.
«Attenti al cane», dice il cartello con il disegno di un dobermann affisso alla cancellata. «E al padrone», aggiunge con l’immagine di una mano che stringe un revolver. Cominciamo bene, pensa chi imbocca via Fermi a Boltiere. Nella strada alla periferia nord del paese molti hanno storie di furti da raccontare. «Per forza — dicono i passanti —: siamo vicini a Zingonia». Il che non spiega come mai tra i paesi della zona, Boltiere sia l’unico che abbia visto nei primi nove mesi del 2019 un incremento dei reati rispetto allo stesso periodo del 2018: da 119 a 148 pari a +24,4%, mentre l’anno scorso il dato era a quota -6,7% rispetto ai nove mesi precedenti. Tutta colpa dei furti nelle abitazioni o nei negozi e perfino di quelli di biciclette. «L’aumento è alto in percentuale ma sono sicuro che in numeri assoluti c’è chi sta peggio di noi — dice il sindaco Osvaldo Palazzini —. Il problema più grave è però il fatto che dopo la demolizione delle torri di Zingonia gli spacciatori si sono sparsi in giro e molti sono arrivati anche da noi».
Cinque anni fa una famiglia di via Battisti aveva traslocato in montagna dopo essere stata svaligiata undici volte, lasciando il cartello: «La casa non ha più niente da offrire, no euro, no oro, no gioielli (solo polvere)». Un cartello simile, dopo tre colpi, era stato affisso da un loro vicino senegalese. Stavolta nel mirino è soprattutto la zona settentrionale del paese: via Donizetti, via Fermi, via Buonarroti, via Leopardi fino alle ville di Rio Isolo, dove ormai è Zingonia. Lo scorso inverno i furti erano stati a raffica, finché la pagina Facebook del paese aveva diffuso l’allarme su un’auto che girava nel tardo pomeriggio. «Da me sono entrati alle 17 scassinando la porta — racconta Cristina Locatelli, vicina del proprietario del cartello con la pistola —. Hanno buttato all’aria tutto e hanno portato via quello che potevano. Noi abbiamo le telecamere e abbiamo consegnato le immagini ai carabinieri. Ma da allora non abbiamo più saputo niente».
Le misure di sicurezza del vicino condominio all’angolo con via Buonarroti sono più artigianali: sbarre, inferriate, tapparelle abbassate, balconi senza mobiletti per impedire che i ladri li usino per arrampicarsi alla terrazza superiore, tende parasole arrotolate perché i ladri le usavano per nascondersi mentre lavoravano.
Soprattutto è stato rivestito il tubo del gas che corre lungo la facciata, a fianco dei balconi. «I ladri hanno usato quel tubo per salire a casa mia al terzo piano mentre ero via il giorno dopo Natale: i carabinieri dicono che per fare queste cose i ladri mandano i ragazzini — racconta Giancarlo Milesi —. Sono riusciti ad arrampicarsi portandosi dietro un flessibile con cui mi hanno aperto la cassaforte e me l’hanno svuotata. Non mi è rimasto niente».
A una sua vicina avevano già sfondato il vetro di una finestra quando è intervenuto il figlio rimasto in casa. Il controllo dei vicini funziona: una signora ha dato l’allarme quando ha visto un ladro salire sul balcone del retro, un’altra ha chiamato quando ha sentito un flessibile al lavoro nell’appartamento sottostante: «Mi ha detto che sembrava che un elicottero fosse atterrato sul tetto», racconta Anna Manco.
A lei sono entrati in casa due volte: «In tutti e due i casi è successo quando ero via, sembra proprio che ti tengano d’occhio e sappiano quando muoversi», spiega. Il suo balcone è raggiungibile alzandosi in punta di piedi, e per proteggere la sua casa ha installato un antifurto e un complesso sistema di doppie porte e inferriata: «Ma si sono nascosti con la tenda esterna, hanno spaccato una porta e hanno rotto la serratura di un’altra. Hanno dovuto lavorare tanto per aprire la mia cassaforte: ho trovato un disco del flessibile sul divano. Ma per sicurezza mi ero portata via tutto». Gli abitanti del palazzo non sembrano vivere nell’insicurezza. Ma c’è un motivo: «Hanno capito che non è rimasto più niente da rubare».
A questo punto bisogna intervenire. Il sindaco annuncia lo stanziamento di 19 mila euro per un programma di sicurezza basato sulle telecamere: «Ne abbiamo diciotto, quasi tutte necessitano di manutenzione o riparazione. Poi ne compreremo altre quattro. Ma le amministrazioni precedenti non avevano attivato la sala operativa dei vigili che le controllava, e che ora tornerà in funzione». «Avevamo cercato di creare delle ronde di vigilanza con tanto di corso di formazione e anche il controllo di vicinato — spiega uno dei suoi predecessori Giovanni Testa —. Nessuno però si era offerto».
❞ La derubata Dopo quattro colpi non sono tornati: non c’era più niente da rubare Anna Manco
❞ Il sindaco In arrivo più telecamere. E riattiveremo la sala controlli Osvaldo Palazzini