Corriere della Sera (Bergamo)

TINTORETTO

L’Annunciazi­one torna in pubblico per la terza volta in cento anni: sarà «l’opera dell’Avvento» a Lecco Spunta l’angelo dai tratti femminili

- Di Barbara Gerosa

È il capolavoro di Tintoretto che piaceva a Goering, gerarca nazista grande appassiona­to d’arte, che requisiva i quadri e depredava tesori per portare capolavori nella sua collezione privata. È l’opera di inestimabi­le valore acquistata all’asta da un privato nel 1989. È una meraviglia della pittura, ma è stata esposta in sole due occasioni negli ultimi cento anni. Ora «l’Annunciazi­one del Doge Grimani» (dal nome del suo antico proprietar­io) farà la sua terza apparizion­e in pubblico in occasione dell’Avvento: un appuntamen­to che avrà Lecco come cornice.

Nel cinquecent­esimo anniversar­io della nascita del maestro veneziano Jacopo Robusti, detto il Tintoretto, arriva sul Lario il dipinto maestoso (2,7 metri per 1,7) carico di significat­i spirituali e di segreti artistici. Il più affascinan­te, frutto degli studi compiuti proprio per allestire la mostra, è quello che riguarda l’arcangelo Gabriele: sotto i veli trasparent­i la figura svela un accenno di seno, un angelo donna dai tratti dolcissimi di una ragazzina adolescent­e. «Quasi ad anticipare di cinque secoli le parole di Papa Giovanni Paolo II nel definire Dio padre e madre insieme», sorride soddisfatt­o il prevosto di Lecco, don Davide Milani, artefice principale dell’evento.

L’olio su tela sarà esposto al Palazzo delle Paure dal 6 dicembre al 2 febbraio 2020, con l’inaugurazi­one alla vigilia della festa per il patrono San Nicolò. «L’obiettivo è chiaro. Offrire all’intera città una particolar­e riflession­e sul mistero cristiano del Natale. Farlo attraverso il linguaggio più diretto, quello dell’arte, ha un significat­o ancora più speciale», spiega don Davide Milani, capace di raccoglier­e il sostegno di aziende e privati, e grazie anche al contributo dell’amministra­zione comunale trasformar­e in realtà un progetto al debutto, ma nelle intenzioni destinato a ripetersi ogni anno in occasione dell’Avvento. «Ignota la commission­e originaria del dipinto — spiega il curatore artistico della mostra Giovanni Valagussa, noto per aver recentemen­te scoperto un dipinto di Andrea Mantegna negli archivi dell’Accademia Carrara di Bergamo —. Sappiamo che verso il 1750 l’opera appartenev­a al doge Pietro Grimani, poi alla collezione Lechi a Brescia dove si trova intorno alla metà dell’Ottocento, in seguito a Vienna, da lì in Germania, prima a Berlino, poi al Castello di Ramholz, dove Hermann Goering custodiva la sua collezione.

Tintoretto, pseudonimo di Jacopo Robusti (1518 – 1594, nella foto un autoritrat­to), è tra i massimi esponenti della pittura veneta e dell’arte manierista in generale. Il soprannome gli deriva dal mestiere paterno, tintore di tessuti di seta. cancelland­o l’iconografi­a classica dell’angelo asessuato. «Abbiamo scelto questa opera per i suoi infiniti messaggi, un racconto per immagini: la stanza ampia con la grande finestra da cui entra il messaggero di Dio. Maria che lascia la cesta dei panni e il cuscino da ricamo per inginocchi­arsi e ascoltare le parole di Gabriele. Il giglio candido segno di purezza, la colomba dello Spirito che illumina il centro della tela. Questo è il vero significat­o del Natale: Dio che grazie al sì di una donna assume la natura umana e diventa partecipe della nostra vicenda terrena», rimarca Don Davide. A fare da guida all’esposizion­e, che ha avuto il patrocinio della Diocesi di Milano, saranno gli studenti delle superiori di Lecco, nell’ambito di un progetto di alternanza scuola- lavoro.

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Capolavoro L’Annunciazi­one e gli studi per la mostra

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