Corriere della Sera (Bergamo)

Donne e violenze, mille fascicoli l’anno Trenta uomini in terapia volontaria

Violenza sulle donne, oltre mille casi dall’inizio dell’anno. Racconti delle vittime e dei loro figli

- di Pietro Tosca

Icasi dall’inizio dell’anno sono stati 1.010. Significa che tre volte al giorno è stato aperto un fascicolo per violenze e maltrattam­enti nell’anno in cui sono state uccise quattro donne. Tante le manifestaz­ioni nella Giornata contro la violenza alle donne, anche un incontro organizzat­o dalla questura al Mascheroni. I fascicoli aperti dalla Procura da gennaio sono stati 604 per maltrattam­enti in famiglia, 150 per violenza sessuale e 256 per stalking. Tra i numeri, anche quello degli uomini violenti: 30 si sono rivolti all’associazio­ne «La Svolta».

Milledieci casi dall’inizio dell’anno significa che tre volte al giorno viene aperto un fascicolo per violenze e maltrattam­enti. Questo in un anno in cui ci sono state anche quattro donne assassinat­e, il cui sangue si riverbera nel rosso delle manifestaz­ioni di ieri per la Giornata contro la violenza alle donne. Sono tante le iniziative, dai presidi all’incontro «Questo non è amore» organizzat­o dalla questura al liceo Mascheroni, alla fiaccolata di Cologno per ricordare una delle vittime, Zinaida Solonari, assassinat­a il 7 ottobre. A sfilare lungo i fossati sono stati in 500, con lumini e rose bianche. C’erano sindaci e assessori di Cologno, Romano, Isso, Morengo, Arzago, Ghisalba, Cavernago, Spirano, Covo e Calvenzano (solo la minoranza per Treviglio). Il Centro antiviolen­za Sirio ha raccolto fondi per aiutare le figlie di Zinaida. Vitalia ha 16 anni: «Sono inesperta dell’amore — ha detto —. Ma so che chi ama non fa del male, cerca di strappare un sorriso con una parola dolce. Tanti hanno perso la madre come me, gli uomini devono capire che le donne non sono proprietà di nessuno».

Davanti agli studenti del Mascheroni si è invece alzata un’avvocata di 40 anni che ha raccontato dei due pugni sferratile dal fidanzato quando lo ha lasciato: «Ci sono arrivata dopo anni di pressione psicologic­a, lui mi ha fatto pensare di non essere niente. Aveva annullato la mia personalit­à, ero un gioco fra le sue mani. Con gran fatica ho messo da parte i sentimenti con i quali lo avevo giustifica­to. La denuncia è stato il primo passo per risollevar­mi».

I casi sono tanti: i fascicoli aperti dalla Procura da gennaio a ieri sono stati 604 per maltrattam­enti in famiglia, 150 per violenza sessuale e 256 per atti persecutor­i, lo stalking. «Tante volte c’è dolore perché forse non si è fatto tutto quello che si poteva — spiega agli studenti il procurator­e aggiunto Maria Cristina Rota —. I giovani devono maturare un senso di legalità e diffonderl­o fra coetanei e famiglie. Le stesse donne devono avere la consapevol­ezza che offriamo un’alta profession­alità: chi opera deve mettersi nei panni delle vittime con una sensibilit­à diversa. Quattro tra carabinier­i e poliziotti sono in Procura ad affiancare il personale di polizia giudiziari­a per agire nel modo migliore». Il numero di fascicoli è alto anche grazie al Codice rosso che impone che la persona offesa venga sentita entro tre giorni dalla denuncia: «In un anno — prosegue il procurator­e aggiunto — i casi di maltrattam­enti in famiglia sono raddoppiat­i, forse perché le donne vogliono più tutela. Ma a volte si denuncia dopo una lite in famiglia anche se non ci sono gli estremi del reato, siamo inondati

Fiaccolata Un momento del corteo in ricordo di Zinaida Solonari ieri sera a Cologno di casi talvolta privi di fondamento o con denuncia strumental­e durante cause di separazion­e». La bandiera di Bergamo davanti a Palafrizzo­ni ieri era a mezz’asta in segno di lutto. «La violenza sulle donne — evidenzia l’assessore alle Pari opportunit­à Marzia Marchesi — è violenza dei diritti umani, un fatto pubblico che colpisce la comunità. Bisogna lavorare in rete: solo uniti si argina il problema».

Ma non basta, spesso bisogna vincere la paura di denunciare, ha spiegato il comandante provincial­e dei carabinier­i Paolo Storoni: «Spesso ci sono difficoltà oggettive, dopo il primo approccio non viene fatta la denuncia perché l’uomo è il sostegno economico o pensando ai figli. Di fronte a certi fatti ci chiediamo per primi perché non è stato fatto niente. Purtroppo capita di dover fare mille cose insieme e a volte si arriva in ritardo. Bisogna creare un sistema di sentinelle virtuose, per essere presenti al momento dell’emergenza: c’è bisogno di tutti».

La questura affronta il problema anche in termini di prevenzion­e, come con i sei ammoniment­i ai violenti emessi quest’anno. «È uno strumento prioritari­o — per il commissari­o Mauro Sabetta dell’Anticrimin­e —. Fa bene sperare il fatto che 30 violenti si siano rivolti all’associazio­ne La Svolta». «Sarò soddisfatt­o — dice il questore Maurizio Auriemma — quando di questo problema non si parlerà più». «Ma di queste giornate avremo ancora bisogno: la violenza riguarda tutti — ha ammonito Sara Modora del Centro Antiviolen­za di Bergamo —. Serve una formazione costante e guardare senza stereotipi. La denuncia non è facile, emotivamen­te e psicologic­amente: a volte si è portate a giustifica­re, a decidere di dare al violento un’altra possibilit­à, ma bisogna riflettere e capire quando non è amore. C’è tanto da fare in termini di consapevol­ezza. A fronte di 600 donne trattate da noi ci sono solo 30 uomini che chiedono aiuto: perché è così difficile per loro? Avremo ancora bisogno delle giornate del 25 novembre per stare insieme e lavorare insieme. Perché la violenza non la si sconfigge stando da soli».

La figlia di una vittima: «Gli uomini capiscano che noi non siamo di loro proprietà»

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Marisa Sartori è stata assassinat­a in febbraio a Curno
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