Corriere della Sera (Bergamo)

Firenze, gli ultrà e la notte dei dubbi La questura denuncia 28 nerazzurri

La polizia: «Caccia al tifoso fuori dallo stadio». E sui pullman: «Volevano fermarli per scontrarsi»

- Armando Di Landro

Presunti soprusi? No. La Digos di Firenze sfodera 28 denunce a carico di altrettant­i ultrà atalantini, con accuse che vanno dall’istigazion­e a delinquere al possesso di oggetti atti ad offendere e, in un caso, false dichiarazi­oni. È il primo approdo delle indagini su una notte che si è lasciata dietro una scia di dubbi, quella tra il 27 e il 28 di febbraio, dopo l’andata di Coppa Italia tra Fiorentina e l’Atalanta. La mattina dopo gli ultrà nerazzurri avevano protestato con forza: «Stavamo per arrivare al casello sull’A1 per tornare a casa, hanno fermato i pullman e hanno iniziato a picchiarci, i poliziotti». Questa la ricostruzi­one finita anche in un esposto firmato da più di trenta persone.

Nove mesi dopo la Digos toscana dice altro. In un ampio comunicato parla di atalantini «aggressivi già all’arrivo, con volti travisati e porte tenute aperte sui pullman». La sorpresa sta però sulla fase post-partita. I supporter nerazzurri più caldi, come dimostra anche un video, si sono accalcati di fronte ai cancelli del Mandela Forum, palazzetto dello sport adiacente allo stadio Franchi. Uno di loro ha fatto esplodere un petardo, altri l’hanno aiutato a forzare i cancelli, per poi entrare, tutti insieme, «all’interno dell’area del Forum per otto minuti», ricostruis­ce la

Digos. «Armati di bottiglie rotte, cinghie e aste». Secondo la polizia si è trattato di una caccia al tifoso viola. Ma gli «avversari» non erano lì e non c’era stato nessuno scontro. L’unico a farsi male era stato un ultrà di 30 anni, caduto nell’area del palazzetto fratturand­osi un piede: denunciato per false dichiarazi­oni, perché il giorno dopo in ospedale aveva detto di essersi fatto male cadendo dentro lo stadio.

Anche le restanti 27 denunce si riferiscon­o proprio all’episodio del Mandela Forum. Nemmeno l’ampio comunicato della questura collega quel frangente a quanto è successo dopo sul viadotto Varlungo, strada a due corsie, a meno di un chilometro dal casello. La Digos ritiene che già poco dopo la partenza i supporter nerazzurri «stavano in piedi, con i volti travisati e le porte dei bus aperte», come per preparasi allo scontro. E sul pullman che trasportav­a anche esponenti del direttivo della Curva Nord, gli ultrà avrebbero costretto l’autista a rallentare, obbligando­lo a fermarsi all’altezza del McDonald’s sull’altro lato della carreggiat­a dove «erano presenti tifosi della Fiorentina con sciarpe e felpe viola». Bergamasch­i armati per strada, altri rimasti sui pullman. Con un caposquadr­a del reparto mobile toscano rimasto bloccato proprio su un bus, dove ha subìto un’aggression­e (con sette giorni di prognosi). Per liberarlo, sostiene la Digos, è stato forzato dagli agenti il portellone anteriore del pullman: nella ricostruzi­one della questura l’autista non poteva intervenir­e, dovendo restare al suo posto con la leva del freno schiacciat­a, perché gli ultrà avevano danneggiat­o il freno a mano (l’autista ha negato con le sue dichiarazi­oni ai giornali). A seguire un altro pullman si era fermato in supporto al primo e nel tentativo di far risalire alcuni ultrà che stavano scendendo un funzionari­o è stato colpito con un calcio al naso. La Digos lo dice chiaro: le denunce sono «al momento» 28.

Il nodo Non ci sono denunce per violenza riferite ai fatti sulla superstrad­a

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Nella foto più larga, gli ultrà atalantini ai cancelli del Mandela Forum. Sotto il pullman inquadrato dalle telecamere e poi, sul retro, dagli ultrà atalantini che viaggiavan­o su un altro bus
I momenti Nella foto più larga, gli ultrà atalantini ai cancelli del Mandela Forum. Sotto il pullman inquadrato dalle telecamere e poi, sul retro, dagli ultrà atalantini che viaggiavan­o su un altro bus

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