Corriere della Sera (Bergamo)

Belotti e Gori d’accordo: «Così non si fa chiarezza sui fatti vicino al casello»

- A.D.L.

uno dei pochi casi, se non l’unico, in cui il sindaco Giorgio Gori e il deputato della Lega Daniele Belotti vanno d’accordo. Cosa è successo a Firenze nella notte tra il 27 e il 28 febbraio? Anche dopo la notizia sui 28 ultrà atalantini denunciati, la domanda resta, da parte sia del leghista sia del primo cittadino.

Perché le contestazi­oni di istigazion­e a delinquere, possesso di oggetti atti a offendere e travisamen­to, riguardano solo e unicamente la fase immediatam­ente successiva alla partita e un episodio svelato solo ieri dalla polizia, e cioè il lancio di un petardo e la volontà, da parte di un gruppo nutrito di ultrà bergamasch­i, di cercare i «nemici» viola dentro l’area del Mandela Forum, vicino allo stadio Franchi.

«Fatti da censurare», sottolinea Gori. Però il «ma» è trasversal­e. «Bisogna dirlo chiaro — commenta Belotti —. Le denunce comunicate dalla questura non c’entrano niente, ma proprio niente, con i fatti accaduti sul viadotto Varlungo, poco prima del casello dell’A1, quando tutti stavano tornando a casa verso Bergamo». E cioè, 40 minuti dopo l’accenno di caos al Mandela Forum, era accaduto ben altro, già noto: uno, e poi due pullman di tifosi erano venuti a contatto con la polizia, con versioni opposte. Secondo gli ultrà erano state le pattuglie a bloccare i bus e poi funzionari e agenti del reparto mobile erano saliti deliberata­mente per aggredire i viaggiator­i, molti anche del direttivo della Curva Nord, che ormai intravedev­ano già il casello pronti a tornare a casa. Secondo la Digos di Firenze, invece, gli atalantini più scalmanati avevano tentato di lasciare i pullman dopo aver notato un gruppo di tifosi viola al McDonald’s sull’altro lato della carreggiat­a, per cercare quindi lo scontro. Un’ipotesi, quest’ulche i supporter nerazzurri hanno sempre negato, anche con i loro avvocati e anche ieri, nonostante i legali (Federico Riva, Marco Saita e Giovanni Adami), abbiano preferito evitare qualsiasi tipo di commento: «Stiamo studiando la situazione, vogliamo anche ricostruir­e di nuovo i fatti con i diretti interessat­i», hanno detto.

«I fatti del viadotto non sono spiegati — ribadisce Belotti —. Ho chiesto un incontro urgente al questore di BergaÈ mo, Maurizio Auriemma, che mi ha subito ricevuto. Ma ho anche inoltrato una richiesta di appuntamen­to in questura a Firenze: andrò a ribadire che serve chiarezza, su tutto ciò che è accaduto quella sera dotima, po la partita».

«La denuncia di 28 tifosi atalantini da parte della Digos di Firenze non è certo quello che ci aspettavam­o dopo che per mesi abbiamo chiesto di conoscere la verità sui fatti accaduti il 27 febbraio — aggiunge il sindaco Gori —. La ricostruzi­one della polizia ci racconta solo un pezzo della storia». Per quanto riguarda le fasi successive la partenza dello stadio Franchi non si spiega, secondo il sindaco «perché i tifosi siano stati fatti oggetto di percosse e insulti. E alcuni dettagli contrastan­o apertament­e con le testimonia­nze dei diretti interessat­i, per esempio gli autisti dei pullman, e di chi si trovava all’autogrill (dove la polizia colloca tifosi viola al McDonald’s, ma sulla carreggiat­a opposta rispetto a quella percorsa dagli atalantini, ndr)».

Anche Gori sottolinea che le denunce non si riferiscon­o a quell’ultimo tratto prima del casello. «L’iniziativa della questura si concentra solo su una parte dell’accaduto, ma non ci aiuta a capire cosa sia successo dopo, e perché 30 atalantini sono finiti all’ospedale, anzi. Non posso che auspicare un’indagine più estesa da parte di un soggetto terzo, la Procura della Repubblica di Firenze, perché siano accertate responsabi­lità, e non solo una parte di queste»

Le iniziative Il deputato incontrerà il questore di Firenze. Il sindaco: «Indaghi meglio la Procura»

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