Gli intermediari 5 ore dal pm «Berera ci parlò di Martignon» L‘imprenditore: esagerava
I soldi destinati a Enrico Piccinelli secondo l’accusa Il magistrato ricostruisce gli ultimi passaggi
A logica, il pm Gianluigi Dettori non li ha convocati per sentire le stesse dichiarazioni del luglio di un anno fa. A indagini chiuse, ha senso aspettarsi precisazioni o aggiunte. E a giudicare dal tempo in cui sono rimasti in procura, i fratelli Maria Cristina e Fulvio Boccolini hanno parlato molto. Prima lei e poi lui, dalle 10 alle 15. Cosa abbiano detto resta stretto nel riserbo. Ma sempre per logica, sulla base delle cinque ore alla presenza della Guardia di finanza e dei consulenti del pm, non si possono escludere sviluppi.
Intanto, il punto è stato messo al terzo capitolo della maxi inchiesta su Foppolo. Se quello principale sullo svuotamento della Brembo Super Ski arriverà a sentenza il 10 dicembre, in udienza preliminare, questo sulla presunta tangente all’ex senatore Enrico Piccinelli si avvia verso le richieste del pm. Processo o archiviazione (improbabile) per i dieci indagati. Secondo la procura, attraverso una triangolazione e una cordata di imprenditori sono girati 780 mila euro come tangente per far approvare in Provincia il Piano di governo del territorio di Foppolo. L’obiettivo non venne raggiunto, nel 2014, ma i soldi sarebbero arrivati a più persone. Protagonisti della triangolazione sono ritenuti i Boccolini, l’ex sindaco di Foppolo Giuseppe Berera e Piccinelli. La tesi è che i due fratelli proposero a Berera di smuovere la pratica attraverso l’allora assessore provinciale. Con una tranche di 275 mila euro sui 480 mila raccolti dagli imprenditori della valle che speravano in un pgt modificato e una da 300 mila, di cui Piccinelli sarebbe stato invece all’oscuro.
Passaggi già messi a verbale dai Boccolini, più di un anno fa. «Siamo stati convocati per dei riscontri che stiamo cercando di fornire in modo puntuale, con un atteggiamento collaborativo», parla per loro l’avvocato Benedetto Maria Bonomo. Ieri hanno ripetuto che il loro contatto era Berera, non conoscevano gli imprenditori. È lui, dicono, che ha fatto il nome di Giacomo Martignon, veneto con base a Londra, qui indagato per una compravendita che secondo il pm era servita a mascherare una parte della colletta.
L’imprenditore dà la sua spiegazione: «I Boccolini riportano quello che ha detto Beppe all’epoca, ma dagli atti dell’indagine è provato che lo disse per “ingrandire” la cosa e per giustificare l’uso di conti svizzeri. Io in realtà ero completamente estraneo e ignaro, questo lo chiarisce Beppe negli interrogatori e lo confermano gli inquirenti con i riscontri». È convinto di uscirne senza strascichi giudiziari: «Nella memoria ci sono fatti, evidenze e perizie che chiariscono senza dubbio la mia estraneità». Per Piccinelli, la difesa (avvocati Giorgio Rossi e Mauro Angarano) resta fedele alla nota di un anno fa con cui «l’ingegnere Enrico Piccinelli ha confermato l’assoluta correttezza e trasparenza, negli anni, del suo operato quale pubblico amministratore». Non passerà molto tempo prima che il pm prenda una decisione. Anche per Battista Vistalli, di Bergamo, ritenuto il capofila della cordata, Mauro Regazzoni di Olmo al Brembo, Flavio Papetti
Possibili sviluppi L’avvocato dei fratelli: «Siamo stati convocati per dare riscontri, stiamo collaborando»
di Carona, il bresciano Sergio Lima già imputato nel filone principale. Con i quattro principali indagati devono rispondere di corruzione per i 480 mila euro e di concorso in millantato credito per gli altri 300 mila. L’ultima accusa coinvolge anche Renzo Bordogna, che vive in Svizzera.