Accoglienza Ditta esclusa causa tasse
La Lia è attiva da anni tra Capriate, Dalmine e Madone
Fino a sabato gestirà ancora i suoi centri per accoglienza profughi a Capriate, Madone e Dalmine, poi gli 85 ospiti dovranno essere trasferiti altrove. La Lia srl è stata infatti esclusa dal nuovo bando della prefettura per la gestione dei richiedenti asilo perché non risulta avere pagato le imposte. In realtà, spiega la Lia, le aveva pagate ma lo studio che se ne occupava si teneva i soldi e forniva ricevute false. Ora l’azienda sta pagando a rate 5 milioni per mettersi in regola ma nel frattempo ha perso il bando.
Entro domenica ottantacinque profughi dovranno trovare nuove case. Dopo tre anni sembra essere arrivato al capolinea l’attività nell’accoglienza dei migranti della Lia srl. La società è stata esclusa dal nuovo bando della prefettura per i richiedenti asilo. Il che significa che entro la scadenza del bando attuale, il 30 novembre, le 85 persone ospitate fra Capriate, Madone e Dalmine dovranno cambiare casa. Saranno distribuite tra il Patronato San Vincenzo di Sorisole, la cooperativa Ruah e la Rinnovamento di Antegnate.
La sigla Lia significa Logistica integrata per le aziende, nome in parte superato dagli eventi per l’azienda che ha sedi fra Pavia e Bergamo e che si occupa anche di accoglienza dal 2016. Era il periodo in cui il numero dei migranti saliva di mese in mese fino ad arrivare a un massimo di 2.500. Oggi sono solo 900 e le aziende del settore hanno dovuto ridurre il loro personale, Lia compresa. L’azienda ha iniziato nell’ottobre 2016 con 70 posti a Madone, ha proseguito nel febbraio 2017 in otto appartamenti a Capriate (dov’era arrivato a protestare Matteo Salvini) e si è allargata a Dalmine. A inizio anno ha partecipato al bando prefettizio per i servizi di accoglienza arrivando terza dopo la Rti San Vincenzo-Il Mosaico e la Coop Rinnovamento, prima della Rti Diakonia-Ruah. Ma non ha superato il successivo esame della commissione, che l’ha esclusa dal bando in base all’articolo 80 della legge del 2016, in cui si parla di «violazioni gravi rispetto agli obblighi relativi al pagamento di imposte e tasse».
In realtà, spiega l’azienda, dietro c’è una storia molto complicata, che si è trascinata fra tribunale e Agenzia delle entrale. «La Lia faceva i versamenti attraverso uno studio di Milano — racconta l’avvocato Benedetto Maria Bonomo che ha seguito la vicenda —. Ma a fine 2017 l’Agenzia delle entrate le ha chiesto ragione di due anni di imposte non versati. Solo a questo punto ha scoperto che lo studio di Milano si teneva i soldi e rilasciava documentazione falsa». La Lia ha denunciato lo studio ma ha dovuto subire due procedimenti penali da parte della procura di Bergamo per omesso versamento. Il primo è stato archiviato, il secondo è arrivato in aula e si è concluso con l’assoluzione il 15 ottobre scorso. Ma quelle imposte risultavano comunque non pagate. Così l’azienda ha concordato con l’Agenzia delle entrate un sistema di rateazione di versamenti per un totale di 5 milioni. «I controlli della prefettura sono stati effettuati tra l’emissione di una delle cartelle e il successivo pagamento — spiega Bonomo —. In quel lasso di tempo l’azienda risultava in effetti inadempiente, tanto che era inutile presentare ricorso. Ne abbiamo fatto uno in autotutela contro eventuali altri problemi».
Da qui l’esclusione dal bando, la sospensione dell’attività in provincia di Bergamo e il trasferimento dei profughi ospiti dalle tre strutture che erano attive. «Non sappiamo ancora se ci saranno conseguenze per i dipendenti: si riprenderà a lavorare solo con il prossimo bando — conclude l’avvocato —. Per l’azienda c’è stato un danno economico immenso. Stiamo facendo causa contro lo studio di Milano ma, si è scoperto, è solo una scatola vuota. Sappiamo che quel denaro non verrà mai restituito».
Le cause L’azienda risulta inadempiente e accusa di truffa lo studio che gestiva le imposte