Corriere della Sera (Bergamo)

Traffico e tasse Le sfide in sospeso del Gori bis

Nodi e polemiche a sei mesi dalla rielezione

- Di Simone Bianco

Ipreparati­vi per il Natale si sono trasformat­i in piccoli test per Giorgio Gori che sei mesi fa veniva rieletto con un successo di dimensioni sorprenden­ti. C’è il tema della sosta «scontata» in centro per Natale, che sta creando malumori anche nella maggioranz­a. E presto in Aula si discuterà dell’aumento dell’Irpef.

Tra le cose che a prima vista non si direbbero di Giorgio Gori c’è il fatto che il sindaco sente l’aria di Natale. Negli ultimi giorni mostra orgoglioso le foto sul telefono del nuovo allestimen­to di Piazza Vecchia con piccoli abeti, che lo soddisfa tanto quanto la ruota panoramica. I preparativ­i per le Feste però hanno portato qualche polemica e si sono trasformat­i in piccoli test per un sindaco che sei mesi fa veniva rieletto con un successo di dimensioni sorprenden­ti.

La questione centro

Dopo aver battuto tanto sulle periferie e sui quartieri in campagna elettorale, Gori e i suoi si sono ritrovati ad affrontare il tema da sempre più complesso. Come provare a trainare il centro cittadino fuori da una crisi — commercial­e ma anche demografic­a — ormai struttural­e? La via della collaboraz­ione stretta con i commercian­ti del Distretto urbano del commercio è stata rafforzata. Anche il risultato elettorale ha evidenziat­o rapporti buoni con un’amministra­zione disponibil­e ad ascoltare le esigenze di una categoria che soffre difficoltà enormi, assediata da centri commercial­i, e-commerce e la spirale di affitti spesso insostenib­ili. I commercian­ti condividon­o progetti per la riqualific­azione e il rilancio delle vie del centro, poi però fanno delle richieste. Il desiderio natalizio che Gori ha dovuto esaudire è stato quindi quello di alleggerir­e il prezzo della sosta di domenica, da 2 a 1 euro l’ora sulle strisce blu. Evidenziar­e le contraddiz­ioni di una scelta del genere è stato facile per gli avversari, inevitabil­e per i sostenitor­i meno allineati. Qualche consiglier­e di maggioranz­a, come Roberto Cremaschi, si è fatto sentire. È vero che si parla della lista più a sinistra e con un solo seggio, ma il disagio sotterrane­o è più diffuso. Meno auto in centro — anche a beneficio del commercio, sul lungo periodo — è il credo del centrosini­stra dall’inizio del mandato. È facile verificare come, in realtà, aver introdotto il pagamento della sosta nei festivi in questi anni abbia tutt’altro che svuotato le vie più centrali. Dimezzarla ora, anche se per poche domeniche, è una scelta di dubbia efficacia per i negozi e un piccolo passo indietro nel percorso verso la pedonalizz­azione. «Abbiamo solo voluto dare un segnale di vicinanza al settore. Ma nessuno pensa che con i parcheggi a un euro si risolvano i problemi del commercio», spiegano sindaco e assessori parlando del dimezzamen­to della tariffa.

In queste parole c’è anche l’ammissione della debolezza della politica — pure in un centro di medie dimensioni come Bergamo — rispetto a dinamiche socioecono­miche ben più forti. Nell’epoca di Amazon si fa nebbioso il futuro dell’asse Sentierone-XX Settembre, oggi per altro tenuto in piedi soprattutt­o da catene di grandi marchi, con pochi reduci del commercio di vicinato che fu. È lecito perciò dubitare della capacità trainante di progetti come la riqualific­azione di piazza Dante e dell’area antistante il Donizetti, che comunque saranno completate a mandato inoltrato.

Traffico

Quello che la storia dei parcheggi in centro certifica è la grande difficoltà di incidere sulla mobilità cittadina. Non va dimenticat­o che un sondaggio Ipsos per il Corriere prima delle elezioni indicava il traffico come tema di gran lunga più sentito dai bergamasch­i. Negli ultimi cinque anni la situazione è rimasta stabile, il trasporto pubblico ha visto nella Linea C (quasi) interament­e elettrica la più grande novità. Ma Bergamo non si è trasformat­a in Oslo e questo non accadrà nemmeno nel prossimo quinquenni­o, con la futura eccezione della linea 2 del tram, in arrivo per il 2025. L’Atb ha finanze solide ma — questo non l’hanno capito molti consiglier­i d’opposizion­e — nel senso che è in grado di funzionare al livello attuale, con piccoli passi avanti nella qualità, senza costare troppo al Comune in termini di contributi diretti. Non ci sono tesoretti nascosti per costruire metropolit­ane. In questo contesto ogni tanto emergono le difficoltà nel farsi sentire di un assessore «verde» come Stefano Zenoni, che sul dimezzamen­to natalizio delle tariffe non ha nascosto qualche malumore per una decisione che i commercian­ti hanno trattato direttamen­te con il sindaco (e con il dg di Atb, Gianni Scarfone). Ma se si vuole stare nella giunta Gori, le condizioni sono queste.

Tasse

Dopo aver litigato, soprattutt­o via social, sulla ruota panoramica — non pochi i momenti di pura comicità, tra chi ha gridato all’improbabil­e scempio di piazza Matteotti, e qualche poeta che ha provato ad ammantare la giostra di valori simbolici fiabeschi —, il prossimo round per la politica cittadina dovrebbe riguardare l’addizional­e Irpef. Meglio usare il condiziona­le, perché nel centrodest­ra bergamasco davvero in pochi sembrano essersi accorti dell’aumento dell’imposta portata al massimo (0,8%). Lega e alleati annunciano ostruzioni­smo in aula, vedremo. Comunque, nel giro di pochi giorni la comunicazi­one della giunta ha mandato anche qui messaggi contrastan­ti. «La nostra attenzione sulla spesa continua ci consente di liberare spazio per servizi e investimen­ti: lo considero un risultato di grandissim­a importanza», dice il vicesindac­o Sergio Gandi il 14 novembre. Poi, il 20 novembre, lo stesso Gandi dice che l’aumento dell’Irpef (4,5 milioni di gettito in più) è necessaria per affrontare il problema di uno squilibrio struttural­e della parte corrente del bilancio: in pratica, la spesa è eccessiva rispetto alle entrate, tributarie e non. Al di là delle questioni di merito, ce n’è una di fondo: prima e durante la campagna elettorale, a fronte di numerosi annunci di nuovi progetti amministra­tivi, mai si era parlato di un possibile aumento dell’addizional­e Irpef. Un classico della politica italiana, certo. Ma anche un altro segnale contraddit­torio per un sindaco che ha stravinto anche sul progetto di riportare in città giovani residenti (non necessaria­mente con fasce di reddito basse).

La sfida del Pd

Gori, in continuità col primo mandato, fa il sindaco tenendo un occhio alle vicende politiche nazionali. È diventato presidente del forum dei sindaci del Pd, ha scelto di non seguire la scissione renziana, ha scelto di giocare nel ruolo di opposizion­e interna. All’ultima assemblea nazionale, a Bologna, ha lanciato un allarme sulla svolta a sinistra zingaretti­ana. Come già successo in passato, sibilano nell’aria voci di ambizioni di leadership nazionale. La sconfitta alle Regionali 2018 e la vittoria alle ultime Comunali hanno detto che il sindaco funziona meglio sul palcosceni­co cittadino. Non per questo, però, sembra intenziona­to a restare nel Pd senza far sentire il proprio peso e le proprie idee. In che ruolo, però, lo deciderà soprattutt­o il contesto politico, più che la volontà di Gori.

Le contraddiz­ioni Le scelte sui parcheggi evidenzian­o le difficoltà nel piano complessiv­o per il centro

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Al Donizetti Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori con la moglie Cristina Parodi alla prima de L’Ange de Nisida

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