Corriere della Sera (Bergamo)

LA POLITICA SENZA BASI

- di Simone Bianco

Achi servono delle sedi e dei militanti ben organizzat­i, quando c’è Facebook? Il retropensi­ero è ormai maturo nella testa di chi è alla guida delle principali forze politiche. C’è chi sa di pensarlo e agisce di conseguenz­a. Altri invece parlano tanto e sempre di territorio, per poi agire secondo il centralism­o più sfrenato. Guardandos­i attorno, a Bergamo, si nota come le strutture dei partiti e dei movimenti presenti in provincia vengano regolarmen­te saltate nei passaggi politici più rilevanti. I leader comunicano direttamen­te con gli elettori attraverso i social: capire quali messaggi realmente arrivino, al di là dei titoli dei post e dei tweet, è difficile. Di sicuro c’è il generale disamorame­nto da parte di chi in politica ci sta da volontario. Ossia, la stragrande maggioranz­a delle persone che fanno parte di un partito. Di qualsiasi partito. Quello che, tra le altre cose, i militanti del Movimento 5 Stelle non hanno capito in questi anni è che se i «vecchi» partiti non si estinguono non è per quelli che si tengono incollati alle poltrone (stereotipo di una povertà retorica desolante, ma utile per farsi capire). La verità è che se alle primarie del Partito democratic­o vanno ancora milioni di persone a votare e ogni estate si organizzan­o decine di feste della Lega è perché in ogni provincia, Bergamo compresa, ci sono ancora migliaia di persone che credono in quello che fanno. E lo fanno gratis. Inciso: lavora praticamen­te gratis anche, chi ad esempio, fa il sindaco in un piccolo Comune.

Nemmeno l’aumento dell’indennità, inserito nella legge di Bilancio, rende i compensi per gli amministra­tori locali qualcosa di più simile a uno stipendio che a un contributo spese parziale per le ore dedicate alla comunità. Dietro questi sindaci ci sono poi centinaia di consiglier­i comunali, di sinistra, di destra e anche del M5S, che si ritagliano tempo (gratis) per seguire le vicende del proprio paese e che ritrovi alla cassa della festa di partito o a fare volontaria­to civico sotto altre forme. Sono in pratica quelle persone che ancora fanno da filtro tra la politica dei profession­isti e i cittadini comuni, quelli spesso arrabbiati e ancor più spesso attivi solo nello scrollare la timeline di Facebook sul telefono. E la domanda è: quanto può durare? Perché è sempre più evidente come chi comanda nei partiti oggi abbia perso quasi ogni interesse per la propria base militante, rivolgendo­si direttamen­te alla fascia ben più ampia dei potenziali elettori raggiungib­ili sui social. Nelle organizzaz­ioni politiche sul territorio oggi il malcontent­o è molto diffuso. È più evidente, ovvio, nelle forze che perdono consenso e potere. Il Movimento 5 Stelle è l’esempio più chiaro di questa dinamica. In un territorio come la Bergamasca, nel quale i grillini non hanno mai ottenuto grandi risultati elettorali, il movimento si è sbriciolat­o nel corso degli anni. Alcuni passaggi, come l’elezione alla Camera di una figura poco nota ai militanti locali, Devis Dori, hanno creato disagio. Il fatto che lo stesso deputato oggi apra un infopoint contro il parere (o senza averlo chiesto) dei militanti, circondand­osi di persone per lo più sconosciut­e a Bergamo, indica come da Roma non abbiano capito molto di quello che accade in periferia. Difficile immaginare che all’apertura dello sportello voluto da Dori ci sia la coda. E, intanto, parecchie persone che in questi anni hanno contribuit­o con tempo ed energie saranno sempre meno motivate. L’impression­e generale è che i leader delle forze politiche non si fidino più della propria base. Segreteria provincial­e della Lega: commissari­ata (da un anno e mezzo). Segreteria provincial­e di Forza Italia: commissari­ata. Segreteria provincial­e del M5S: non esiste. Nessun congresso locale è davvero in calendario per questi partiti. Chi poi li celebra, come il Pd, evita sistematic­amente il confronto a scena aperta: sia il segretario provincial­e che quello cittadino del Pd sono stati eletti senza avversari nei rispettivi congressi, dopo un lavoro preventivo a porte semichiuse tra chi conta davvero nel partito. E la cosa peggiore è che i dirigenti locali del Pd lo rappresent­ano come un fatto positivo, un segno di unità. Muoversi così per poi magari fare autocritic­a e parlare di distacco tra politica e cittadini quando si perdono le elezioni non è molto coerente, né sensato. Ma anche chi vince, come la Lega, sembra aver impoverito non poco la propria capacità di comunicare col territorio. A parte qualche volto storico, oggi per lo più impegnato in Parlamento, il Carroccio bergamasco sa organizzar­e grandi eventi di massa ma non è più la macchina da guerra politica di un tempo (soprattutt­o in città, ma anche in provincia, dove il tema dell’autonomia interessa ancora a molti). La Lega oggi è la pagina Facebook di Matteo Salvini. Non è poco, anzi probabilme­nte basterà per vincere le prossime elezioni politiche. Non è detto che alla lunga però basti per tenere in vita una storia che è stata fatta da persone, non da profili social.

Pagine Facebook e feste C’è ancora uno zoccolo duro di militanti che fa filtro tra cittadini e politici profession­isti. Ma quanto può durare ancora?

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Primarie Simbolo (appannato) della partecipaz­ione

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