Il Santuario rinato (senza enti locali)
Treviglio, l’appello del parroco sui lavori da completare
Dopo due anni di chiusura per restauri, il santuario della Madonna delle Lacrime di Treviglio riaprirà il 1° febbraio. I lavori sono stati pagati dalla Parrocchia e adesso che mancano ancora 700 mila euro per coprire i costi, il parroco monsignor Norberto Donghi fa notare che sono assenti i donatori pubblici. Un appello diplomatico che tira in causa il Comune. «È nella nostra agenda», ribatte il sindaco Juri Imeri.
Conto alla rovescia per la riapertura del santuario della Madonna delle Lacrime di Treviglio dopo due anni di chiusura per i restauri. La data da segnarsi sul calendario è quella del primo febbraio 2020, quando si terrà un concerto. Il giorno successivo il cardinale emerito Angelo Scola celebrerà messa.
Ieri sono iniziati i lavori per smontare il grande ponteggio che ha permesso il recupero delle pitture e decorazioni e il parroco, monsignor Norberto Donghi, ha fatto il punto sulla campagna di restauri da 3,8 milioni di euro che si prefigge di preparare il santuario all’appuntamento del 2022 quando cadrà il quinto centenario del miracolo. Il cantiere è partito nel 2015 con il risanamento degli esterni, costato 1,2 milioni di euro. Dal marzo 2018 invece è iniziato il recupero degli interni che ha obbligato a chiudere il tempio. Il primo lotto ha visto il rifacimento del riscaldamento: l’impianto ad aria (causa del deterioramento di stucchi e affreschi) è stato eliminato e sostituito con pannelli radianti posizionati sotto il pavimento antico. Il secondo step per 220 mila euro ha portato al recupero della cripta chiusa da 1985. Il terzo lotto, in fase di completamento, ha come obiettivo il restauro degli affreschi. «C’era un forte strato di polvere — spiega l’architetto Claudia Bencetti che insieme al collega Gaetano Arrigobene ha seguito l’intervento — e molti degli stucchi erano pericolanti». A giugno infine partirà l’ultimo lotto sulla facciata per un costo di 200 mila euro. L’11 dicembre invece sarà riposizionata sulla sommità della cupola, a 56 metri dal suolo, la grande croce di 7 metri e la sottostante palla in rame strappate dalla furia della tromba d’aria del 29 ottobre 2018. Il restauro è costato 40 mila euro.
«Tutti questi lavori — spiega monsignor Donghi — sono stati possibili grazie al fatto che la parrocchia ha saputo accantonare una tesoretto iniziale di circa 2 milioni. Abbiamo poi messo in vendita alcuni immobili che non venivano utilizzati per la vita della comunità. Ci sono state anche donazioni e due eredità». Per coprire i costi però mancano 700 mila euro. Nella lunga lista composta da tanti benefattori privati la parrocchia, che sinora ha fatto uno sforzo straordinario (dalle offerte delle messe provengono 1.500 euro a settimana), non ha potuto far a meno di notare che sono assenti i donatori pubblici. Lo stesso monsignor, pur in maniera ovattata e gentile, lo ha sottolineato. «Auspichiamo l’attenzione di enti trevigliesi o della nostra provincia — dice il parroco — capaci di riconoscere il valore simbolico e culturale del santuario, come “casa di tutti”, dove è passata la storia della nostra città». Un appello diplomatico che chiama in causa in primis il Comune di Treviglio. «L’amministrazione — replica il sindaco Juri Imeri — ha sempre dimostrato sensibilità per l’argomento e la questione è nella nostra agenda».
Intanto la parrocchia non rimarrà con le mani in mano. «Lanceremo tre iniziative per raccogliere almeno metà della cifra che manca — precisa il parroco —. Proporremo mattoni in plexiglas delle misure di 15x22, che richiamano l’anno del miracolo. Poi si potranno dedicare le panche del Santuario e infine verrà predisposto l’albo d’oro dei donatori».
Il Comune è pronto «Aiutare la parrocchia? È uno dei temi che abbiamo in agenda», replica il sindaco Imeri