Corriere della Sera (Bergamo)

La Brianza non traina più, crollano le esportazio­ni «Siamo alla crescita zero»

- I primi 5 comuni per fatturato Rosella Redaelli Andrea Camurani

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una manovra con più deficit, più debito pubblico, più tasse e un fortissimo ridimensio­namento dell’industria 4.0».

I primi nove mesi del 2019 segnano anche un calo delle vendite: lo scorso anno il 70% delle imprese dichiarava una crescita, ma solo il 46%prevede di chiudere quest’anno con un fatturato in aumento. Le aziende top della Brianza sono 11.229.184.744 8.407.493.012 4.082.802.102 2.610.839.413 2.527.194.449 caute anche nelle previsioni dei margini: il 32% prevede di chiudere in crescita contro il 55% nel 2018. Se la previsione per il 2019 non è rosea, la ricerca che si basa sui bilanci del 2018, riesce ancora a fotografar­e un tessuto imprendito­riale vivo, dinamico e resiliente. Nel 2018, rispetto al 2017, il fatturato complessiv­o totale è passato da 48,2 a 52,5 miliardi di euro segnando un +8,8%, la percentual­e di aziende in utile cresce dall’88% all’89%. Sono sei le aziende che guidano la classifica e vantano un fatturato sopra il miliardo: Esprinet S.p.A (3,5 miliardi di fatturato), Mediamarke­t (nuova entrata per aver spostato l’head quarter a Verano Brianza con 2 miliardi e 286 milioni di fatturato), BaSF Italia (1,8 miliardi), ST Microelect­ronics (1,7), Decathlon (1,3), Candy (1,2), quindi Roche, Gruppo Fontana, SOL S.p.a, Vender (tra 976 milioni e 762 milioni di fatturato).

La ricerca disegna anche una carta dei comuni più ricchi per numero di imprese e fatturato. La classifica è guidata da Monza con 132 aziende che fatturano oltre 11 miliardi di euro, quindi Vimercate (80 aziende e 8,4 miliardi), Agrate (47 imprese e 4 miliardi), Lissone (29 aziende e 2,6 miliardi), Cesano (25 imprese tra le top 800 e 2,5 miliardi). «Anche se il 2019 mostra una decisa decelerazi­one a cominciare dall’attività produttiva manifattur­iera e dall’export— ha commentato Andrea Dell’Orto presidente del Presidio Assolombar­da di Monza —, le nostre imprese sapranno affrontare la situazione anche attraverso nuove strategie che vedono l’innovazion­e quale driver per tornare a crescere». «Impariamo a fare squadra e a sfruttare le opportunit­à — la ricetta di Buffagni —. paghiamo anni di non meritocraz­ia all’interno della Pubblica amministra­zione, dobbiamo avere la forza di interrompe­re questa catena altrimenti i conti li pagheranno i nostri figli».

❞ Bonomi La produzione manifattur­iera è stata colpita in modo pesante Se verso l’estero scontiamo la guerra dei dazi, paghiamo l’assenza di una politica industrial­e La manovra ridimensio­na soprattutt­o le aziende che hanno puntato sulla tecnologia

340 licenziame­nti. Sempre presso Mle-Bcube, altri 30 lavoratori delle poste sono stati “invitati” a dimettersi da un’agenzia di lavoro interinale per poi venire assunti con contratto a termine di 4 o 6 mesi dalla stessa società», denuncia Renzo Canavesi, segretario della Cub Trasporti Lombardia, sigla che rappresent­a 165 dipendenti tra quelli a rischio: «Il 13 dicembre era già previsto uno sciopero, a cui ora a maggior ragione daremo seguito». Il sospetto del sindacato è che questi licenziame­nti «rappresent­ino il vero obiettivo di Mle-Bcube cioè “scremare“gli attuali organici assumendo solo una parte dei lavoratori Coros, quelli più disponibil­i a piegare la testa». Oggi, alle 13, è in programma un incontro fra le parti in prefettura a Varese in un clima pesantissi­mo per i lavoratori, come spiega Ennio Vitró responsabi­le del personale di Coros: «Non avendo avuto rinnovo di contratto dalla committent­e abbiamo dovuto inviare le lettere di licenziame­nto, poiché la cessazione dell’appalto di fatto ci obbligherà a lasciare Malpensa, dove abbiamo la base operativa».

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