La Brianza non traina più, crollano le esportazioni «Siamo alla crescita zero»
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una manovra con più deficit, più debito pubblico, più tasse e un fortissimo ridimensionamento dell’industria 4.0».
I primi nove mesi del 2019 segnano anche un calo delle vendite: lo scorso anno il 70% delle imprese dichiarava una crescita, ma solo il 46%prevede di chiudere quest’anno con un fatturato in aumento. Le aziende top della Brianza sono 11.229.184.744 8.407.493.012 4.082.802.102 2.610.839.413 2.527.194.449 caute anche nelle previsioni dei margini: il 32% prevede di chiudere in crescita contro il 55% nel 2018. Se la previsione per il 2019 non è rosea, la ricerca che si basa sui bilanci del 2018, riesce ancora a fotografare un tessuto imprenditoriale vivo, dinamico e resiliente. Nel 2018, rispetto al 2017, il fatturato complessivo totale è passato da 48,2 a 52,5 miliardi di euro segnando un +8,8%, la percentuale di aziende in utile cresce dall’88% all’89%. Sono sei le aziende che guidano la classifica e vantano un fatturato sopra il miliardo: Esprinet S.p.A (3,5 miliardi di fatturato), Mediamarket (nuova entrata per aver spostato l’head quarter a Verano Brianza con 2 miliardi e 286 milioni di fatturato), BaSF Italia (1,8 miliardi), ST Microelectronics (1,7), Decathlon (1,3), Candy (1,2), quindi Roche, Gruppo Fontana, SOL S.p.a, Vender (tra 976 milioni e 762 milioni di fatturato).
La ricerca disegna anche una carta dei comuni più ricchi per numero di imprese e fatturato. La classifica è guidata da Monza con 132 aziende che fatturano oltre 11 miliardi di euro, quindi Vimercate (80 aziende e 8,4 miliardi), Agrate (47 imprese e 4 miliardi), Lissone (29 aziende e 2,6 miliardi), Cesano (25 imprese tra le top 800 e 2,5 miliardi). «Anche se il 2019 mostra una decisa decelerazione a cominciare dall’attività produttiva manifatturiera e dall’export— ha commentato Andrea Dell’Orto presidente del Presidio Assolombarda di Monza —, le nostre imprese sapranno affrontare la situazione anche attraverso nuove strategie che vedono l’innovazione quale driver per tornare a crescere». «Impariamo a fare squadra e a sfruttare le opportunità — la ricetta di Buffagni —. paghiamo anni di non meritocrazia all’interno della Pubblica amministrazione, dobbiamo avere la forza di interrompere questa catena altrimenti i conti li pagheranno i nostri figli».
❞ Bonomi La produzione manifatturiera è stata colpita in modo pesante Se verso l’estero scontiamo la guerra dei dazi, paghiamo l’assenza di una politica industriale La manovra ridimensiona soprattutto le aziende che hanno puntato sulla tecnologia
340 licenziamenti. Sempre presso Mle-Bcube, altri 30 lavoratori delle poste sono stati “invitati” a dimettersi da un’agenzia di lavoro interinale per poi venire assunti con contratto a termine di 4 o 6 mesi dalla stessa società», denuncia Renzo Canavesi, segretario della Cub Trasporti Lombardia, sigla che rappresenta 165 dipendenti tra quelli a rischio: «Il 13 dicembre era già previsto uno sciopero, a cui ora a maggior ragione daremo seguito». Il sospetto del sindacato è che questi licenziamenti «rappresentino il vero obiettivo di Mle-Bcube cioè “scremare“gli attuali organici assumendo solo una parte dei lavoratori Coros, quelli più disponibili a piegare la testa». Oggi, alle 13, è in programma un incontro fra le parti in prefettura a Varese in un clima pesantissimo per i lavoratori, come spiega Ennio Vitró responsabile del personale di Coros: «Non avendo avuto rinnovo di contratto dalla committente abbiamo dovuto inviare le lettere di licenziamento, poiché la cessazione dell’appalto di fatto ci obbligherà a lasciare Malpensa, dove abbiamo la base operativa».