Pasalic simbolo della rinascita
Atalanta, le rinascite simbolo di Palomino e Pasalic Il croato plasmato dal Gasp, il centrale non sbaglia
Pasalic e Palomino sono il simbolo della rinascita in campionato e Champions dell’Atalanta. I due sono diventati imprescindibili per Gasperini. E rappresentano anche il simbolo della gestione dell’allenatore, fatta di lavoro e sacrificio.
L’Atalanta, in assenza del suo bomber principe, ancora ai box (leggere il pezzo qui accanto su Zapata), si affida al «fattore P». P, che sta per Palomino. E per Pasalic. P, che sta per peones, vocabolo inteso in senso breriano. Ossia quei calciatori che si vedono poco, ma che sono fondamentali per la squadra. Esattamente come il difensore e il centrocampista.
Uomini simbolo della rinascita nerazzurra in Champions League e in campionato. Giocatori, soprattutto il centrale, che a inizio stagione erano finiti talvolta in ombra. Nelle prime dodici partite (Champions inclusa), il sudamericano, infatti, si è accomodato in panchina o in tribuna in sei occasioni. Dal 2-2 a Napoli (30 ottobre) non ha più lasciato il campo. Merito di prestazioni super. E, piccolo inciso, quasi un miracolo per un difensore aggressivo come lui, rimediando una sola ammonizione (con la Juventus).
Il croato, nella scorsa stagione, sembrava un corpo estraneo. Colpa dell’apprendistato impegnativo per assimilare gli schemi del Gasp. Per Pasalic, poi, c’era da capire quale ruolo potesse ricoprire al meglio. Perché era un giocatore ibrido: né mezzala né trequartista. Il tecnico di Grugliasco ha deciso di tagliare la testa al toro e gli ha insegnato a ricoprire entrambe le posizioni trasformandolo, in pratica, in un centrocampista totale. Alla Cristante, per intenderci. E Mario ha ringraziato. Soprattutto in questa stagione. È a quota quattro gol e tre assist. Merito della fiducia che si è conquistato con l’allenatore il quale fatica a non farlo giocare. In 18 partite, Pasalic ha riposato in un solo match (3-1 al Lecce) e in 14 è partito titolare. Ha giocato nel 78% dei minuti disponibili. Sembrano trascorse ere dalla scorsa annata quando l’ex Milan, in tutta la stagione, aveva disputato 17 partite da titolare, collezionando comunque otto reti e tre assist. Insomma, già nell’apprendistato aveva dimostrato la sua abilità migliore, quella dell’inserimento per trovare il gol.
I due, oltre a essere simboli dell’attuale momento di forma dell’Atalanta, sono gli esempi della gestione Gasp che si basa su due regole semplici. 1: lavorate e prima o poi la vostra occasione l’avrete 2: nessuno ha il posto assicurato e se lo perdi, comunque, se segui la regola numero uno, lo potrai riottenere.
Per essere sul pezzo, serve molta pazienza. Come nel caso di Pasalic, che l’anno scorso è stato sfruttato soprattutto per brevi scampoli di partita. Oppure guardate Djimsiti. Addirittura è dovuto emigrare in prestito per due stagioni, prima di avere una chance. E ora è diventato un pilastro della squadra.
Tornando al momento attuale dell’Atalanta, tra una settimana c’è la sfida clou contro lo Shakhtar. Ma prima a Gasperini servono i tre punti contro il Verona dell’allievo Juric per tenere la squadra là in alto e, se possibile, aumentare il distacco con la settima in classifica, la prima delle escluse dall’Europa. L’obiettivo, inoltre, è migliorare lo score casalingo che ora vede i bergamaschi al quart’ultimo posto in classifica.
In stagione L’argentino sempre in campo nelle ultime sette partite, il croato ha saltato solo una gara
Gasperini
Iniziato il countdown verso Kharkiv, ma prima c’è il Verona dell’allievo Juric