Dalla banca del Dna una chance sui furti Spuntano i sospettati
Aumentano da 48 a 61 le denunce di maltrattamenti Un caso sospetto di bullismo dopo un referto medico
Un vetro rotto, una macchia di sangue, una traccia biologica che si svela solo alle lampade della Scientifica. Per anni, ammesso che i sopralluoghi riescano a tenere il passo dei furti, i reperti sono stati come un biglietto della lotteria. Ci volevano fortuna, memoria e tempo. Arrestare un ladro, sospettarlo di altri colpi, ripescare quel reperto magari vecchio di anni e, se non già fatto all’epoca, estrarne il Dna per un confronto. Con la banca dati nazionale del Dna la strada non sarà spianata, ma è facilitata e veloce.
Gli effetti ci sono. «A seguito di furti sono emersi dei match. Abbiamo avuto dei riscontri», conferma il dirigente dell’Anticrimine, Sergio Vollono. La Polizia scientifica è una sezione che ne fa parte, il responsabile è il vice ispettore Vincenzo Conte. Voluta dal 2009, effettiva da gennaio 2017, la banca dati contiene i profili genetici di detenuti, ex detenuti e indiziati di reati non colposi. Sono migliaia, anche se convogliarli nel laboratorio centrale non è immediato. La questura di Bergamo ne ha prelevati 150, solo lo scorso anno 55 e quest’anno 63; dei detenuti, ci pensa la penitenziaria. I nomi di sospettati di furto sono usciti da una manciata di confronti, meno di dieci, ma meglio di poco o nulla. Perché i furti (non solo in casa) sono diminuiti, ma sono sempre molti. Solo in città sono scesi da 4.854 (1.656 denunciati alla polizia) a 3.276 (1.109 alla polizia). In provincia (dati di tutte le forze dell’ordine) sono passati da 20.814 a 15.257. Sono calate anche le truffe, da 3.019 a 2.597 tra città e provincia, e le rapine, da 314 a 265.
Quella dell’Anticrimine è un’attività «invisibile all’esterno» e «spesso nascosta», per usare le parole del questore Maurizio Auriemma e del vicario Edgardo Giobbi, «ma di attenta presenza sul territorio». La divisione include anche la Squadra Mobile e la Digos, oltre alla sezione del posto di polizia dell’ospedale di Bergamo (dalle 8 alle 20).
Al pronto soccorso, un volto tumefatto spacciato per caduta può essere lo spunto di un’indagine su presunti episodi di violenza domestica. O, come è capitato in provincia, un ragazzino con cinquanta giorni di prognosi per una mano rotta per un dichiarato scivolone diventa un caso sospetto di bullismo (le indagini sono in corso).
A proposito di attività senza lampeggianti e sirene, che appartengono più agli interventi immediati delle Volanti, c’è tutto un mondo legato alle cosiddette fasce deboli. Il vice dell’Anticrimine, il commissario Mauro Sabetta, è un esperto in materia. Le denunce sono passate da 48 a 61, un aumento che non viene letto come un’impennata del numero dei casi. Piuttosto «è aumentata la fiducia delle vittime di trovare una risposta alla loro denuncia e, di conseguenza, è diminuito il numero oscuro di chi non aveva il coraggio di farsi avanti». Maltrattamenti, violenze, stalking. Dodici gli ammonimenti, rispetto ai 5 dell’anno precedente. Sono una sorta di avvertimento del questore a cambiare comportamento, pena un provvedimento più severo. Aumentano da 38 a 64 gli esposti, segno della cresciuta litigiosità tra privati. E poi c’è la gamma delle persone pericolose trovate dove non risiedono, magari con pregiudicati, senza motivo. Per loro scatta il foglio di via, una misura di prevenzione: 140 quest’anno, 82 lo scorso. È anche l’effetto dei rinforzi di agenti (le volanti sono raddoppiate) e carabinieri. Più divise, più controlli.
Persone pericolose Emessi 140 fogli di via a chi si trovava dove non risiede con cattive compagnie