Tauro Boys, la trap diventa positiva
Il trio romano rivelazione «Nei nostri testi niente violenza né droga»
«Abbiamo voluto fare un lavoro che mostri in pieno chi sono i Tauro Boys: una nuova realtà della musica italiana che non è trap e non è indie, siamo noi. Tre stelle con la voglia di conquistare tutti». Non manca certo l’ambizione a Yang Pava, Prince e Maximilian, all’anagrafe Giovanni Picchi, Arduino Lancellotti, Maximilian Dello Preite, il trio che approda domani sera al Magnolia sulla scia del grande successo di «Alpha Centaur», il loro primo album.
«Il nostro nome d’arte — spiega Pava — è nato sui banchi del “Virgilio”, quando abbiamo iniziato a rappare insieme. Ognuno di noi appartiene a un segno zodiacale diverso, ma il Toro ci accomuna. Abbiamo pensato quindi di scegliere un nome in grado di evocare un misticismo astrologico». I tre ragazzi di Roma, ora residenti a Milano, classe
Dove appartengono alla seconda generazione trap, quella che punta alla destrutturazione dei cliché di un genere di moda fra i giovani. «Sì — afferma Maximilian —, ci piace definirci la prima boy band del post-trap. Il nostro suono non è fatto solo dai suoni sintetici e rallentati, dal basso profondo tipicamente dub, e da parti vocali ripetitive, cantilenanti, ma anche da riff pop-punk strumentali suonati con le chitarre e pezzi ritmati, quasi dance, che si allontanano dalla trap classica». Anche il loro immaginario è più vicino a quello di una boy band che a quella di una gang di rapper. Già dai primi pezzi caricati su Youtube i Tauro Boys si mostrano lontani dal machismo in voga nella scena hip hop.
«Siamo lontani dal cliché del rapper che parla solo di cocaina, soldi, violenza —