«Fuori le interviste a Tizzani, il processo non è in tv»
La Corte d’assise ha respinto la richiesta del pm di acquisire le interviste tv in cui Antonio Tizzani ha dato più versioni. Il ferroviere in pensione è a processo per l’omicidio della moglie Gianna Del Gaudio, a Seriate, nell’agosto 2016. Far entrare i filmati nel processo significherebbe «affiancare a quella dibattimentale un’istruttoria mediatica». La Corte ha anche respinto la richiesta della difesa di acquisire gli atti sul Dna del delitto di Daniela Roveri, a Colognola, lasciando però la porta aperta se emergerà l’esigenza. L’aplotipo y del Dna trovato sulla manager è sovrapponibile a quello su un guanto con il cutter che ha ucciso Del Gaudio.
Le telecamere, al processo per l’omicidio di Gianna Del Gaudio, restano spettatrici. Un giorno in Pretura può riprenderlo. Nessuna tivù entra invece da protagonista, in un certo senso, con le interviste di Antonio Tizzani, il ferroviere 71enne imputato di aver ucciso la moglie, nella loro casa di Seriate, la notte tra il 26 e il 27 agosto 2016.
Il pm Laura Cocucci ne aveva chiesto l’acquisizione, l’avvocato Giovanna Agnelli si era opposta, la Corte d’Assise ha deciso per il no. L’ordinanza del presidente Giovanni Petillo delimita il ring e richiama le regole della prova di forza tra accusa e difesa. Alle riprese non viene negata la dignità di documento, ma la sintesi della sintesi è che «il dibattimento è la sede privilegiata in cui la prova deve essere formata». Questo è «indubbio», scrive la Corte richiamando la legge costituzionale sul giusto processo basato sul principio del contraddittorio, cioè ad armi pari. Acquisire le parole in libertà di Tizzani «avrebbe come conseguenza affiancare a quella dibattimentale un’istruttoria extraprocessuale, in questo caso un’istruttoria mediatica». Da indagato con il pm si era avvalso della facoltà di non rispondere, mentre di telecamera in telecamera aveva aggiunto dettagli e versioni partendo da quell’uomo incappucciato che accusa di essere il vero assassino della moglie. Una volta lo sconosciuto aveva camminato accovacciato, un’altra aveva le mani scure, per esempio. Proprio per questo motivo, nell’ottica del pm quelle interviste avevano un peso. Ma la Corte ha messo in chiaro che «la ricerca della verità non può essere spinta fino al punto di vanificare le regole processuali imposte dal legislatore con copertura mediatica». Tolti i filmati, resta la sola versione che Tizzani rilasciò al pm il 27 agosto, quando ancora non era indagato: è agli atti, videoregistrata, per volere della stessa difesa. Comunque, Tizzani parlerà a processo, una richiesta bipartisan. Ieri non era presente, non c’erano nemmeno i figli Mario e Paolo che l’hanno accompagnato alle prime due udienze.
Questa è stata veloce, meno di un’ora. La Corte doveva solo sciogliere la riserva sulla richiesta di ammissione delle prove. Se l’esclusione delle interviste alleggerisce quelle dell’accusa, un’altra bocciatura sfronda quelle della difesa. I giudici non hanno ammesso le due relazioni sul Dna contenute nel fascicolo sull’omicidio di Daniela Roveri, la manager di Colognola, di 48 anni, uccisa con un taglio alla gola il 20 settembre 2016. La difesa di Tizzani le aveva chieste perché citate nella relazione del Ris sull’omicidio della Del Gaudio, uccisa con le stesse modalità. Questo perché l’aplotipo Y del Dna trovato su una guancia della manager è «sovrapponibile» a quello del Dna trovato su un guanto insieme al cutter usato per uccidere la professoressa. L’aplotipo Y indica la parentela tra maschi, attraverso la linea paterna. Secondo gli inquirenti, che già si erano posti il dubbio, questo è molto comune quindi non indicativo di un collegamento. La difesa chiedeva di ripercorrere quelle analisi, che non conosce.
Ora sono ritenute irrilevanti, ma i giudici hanno lasciato la porta aperta ad acquisirli se dall’istruttoria emergerà la necessità. Intanto, a processo è già entrato il Dna che pesa sull’imputato: era sul cutter, nella parte di lama coperta dall’impugnatura, e secondo il Ris è suo. La battaglia scientifica si concentrerà su qualità e quantità del Dna. Intanto, il 15 gennaio si ricomincia con i primi soccorritori.
Roveri e Dna
La Corte non ha ammesso le relazioni scientifiche del delitto di Colognola