Corriere della Sera (Bergamo)

«In dono alla città» Carrara, l’omaggio a Bergamo

Tra le dodici opere in mostra, ritratti e una terracotta

- di Michela Offredi

Alcuni ritratti e una preziosa terracotta, soggetti religiosi ma anche la scena di una battaglia e quella di un’incoronazi­one: in Accademia Carrara, fino al 19 gennaio, si può ammirare «In dono alla città», un nuovo percorso espositivo con 12 opere (nelle sale 6, 7, 8 e 9) e dedicato a recenti donazioni e ad alcuni depositi pluriennal­i. Una novità, dunque, che però ricorda la storia secolare dell’istituzion­e, frutto della generosità di tanti privati che nel tempo hanno offerto le loro raccolte, piccoli nuclei di oggetti d’arte o anche singole opere.

«Siamo stati e continuiam­o a essere il museo del collezioni­smo — spiega il direttore Maria Cristina Rodeschini —. Questa tradizione inizia con il fondatore Giacomo Carrara, prosegue poi con Guglielmo Lochis, Giovanni Morelli, Federico Zeri e tanti altri per arrivare a più di 250 persone. Le opere che ora presentiam­o sono entrate fra il 2015 e il 2019». Diverse per forma, soggetto e dimensioni, sono state realizzate fra il Quattrocen­to e l’Ottocento, «alcune sono state restaurate, su tutte è stata fatta una manutenzio­ne prima dell’esposizion­e», aggiunge il conservato­re Paolo Plebani. Fra le 12 opere spiccano due grandi tele, «Noli me tangere», copia di un dipinto di Agnolo Tori detto il Bronzino che ora si trova al museo del Louvre, e «Incoronazi­one di

Cosimo I de’ Medici» probabilme­nte di Giovanni Maria Butteri, entrambe donate da Orsola e Umberto Tibaldi nel 2015. «Credo siano nate insieme, forse per qualche villa medicea: hanno la stessa forma e lo stesso spessore della tavola — spiega il collega Giovanni Valagussa —. Sono caratteriz­zate da bellissimi colori, da una vivacità ritrattist­ica ma anche da una storia particolar­e. La famiglia Tibaldi, infatti, è di origine ebrea e nel periodo delle Leggi razziali dovette lasciare tutto. I due quadri erano stati nascosti in un fienile, vicino a Milano. Sono rimasti lì per tutta la guerra». Si possono ammirare anche «Ritratto di signora» di Fra Galgario, «Ritratto di Alessandro Gavazzeni, segretario dell’Accademia Carrara» di Enrico Scuri e tre dipinti, «Modello per il profeta Ezechiele» di Giovan Paolo Melchiorri, «Modello per il profeta Daniele» di Andrea Procaccini e «Modello per il profeta Geremia» di Sebastiano Conca, realizzati appunto come modelli per un ciclo che si trova nella Basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma. «”In dono alla città” vuole essere un riconoscim­ento alla generosità di quei cittadini che credono nella Carrara — conclude Rodeschini —, ma anche un’occasione per spingere, chi conosce il museo e ci è già stato, a ritornare».

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Due delle opere di «In dono alla città», visitabile fino al 19 gennaio
Museo Due delle opere di «In dono alla città», visitabile fino al 19 gennaio

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