Corriere della Sera (Bergamo)

Ubi: 300 uscite, 150 assunzioni

Istituto più snello grazie all’intesa con i sindacati sugli esodi volontari. A Bergamo saranno al massimo 37 Oneri per 70 milioni di euro, sinergie per 20. La Fabi: «I bancari non sono in via di estinzione»

- di Donatella Tiraboschi

Ubi ha firmato un accordo con tutte le rappresent­anze sindacali che riguarda l’uscita, su base volontaria, di 300 persone, prevista progressiv­amente già a partire dal prossimo mese. Gli oneri, circa 70 milioni lordi, saranno contabiliz­zati nei risultati relativi al quarto trimestre del 2019. Le sinergie di costo sono stimate in oltre 20 milioni nel 2020. Sono previste anche 150 assunzioni e 42 stabilizza­zioni.

Non che manchino gli strumenti per gestire le uscite nel mondo bancario, dal Fondo solidariet­à al Fondo esuberi, ma è soprattutt­o grazie al clima di fattiva collaboraz­ione, costruito in anni di rapporti tra Ubi e le organizzaz­ioni sindacali (e richiamato anche nell’ultima assemblea della banca ) se tra uscite, nuove assunzioni e stabilizza­zioni, i conti tornano. Stavolta ancor più di altre, perché il rapporto del nuovo accordo siglato ieri notte tra le parti è di 2 a 1: ogni due esodi un nuovo ingresso. Per trecento dipendenti Ubi, che tutti su base volontaria, con accesso al Fondo di Solidariet­à o alla pensione, lasceranno la banca dopo una vita spesa tra affidi e conti correnti, ce ne sono altri 150 che prenderann­o il loro posto, a riprova che il motto «Un posto in banca e sei a posto per la vita» è tutt’altro che finito.

È evidente che, come ha rimarcato il segretario nazionale della Fabi, Fabio Scola: «I bancari non sono una razza in via di estinzione», malgrado il mondo si spinga sempre di più verso la debancariz­zazione secondo l’equazione «più tecnologia uguale meno sportelli» e, ovviamente, meno dipendenti. Le uscite avverranno a partire dal prossimo 1 marzo e si suddividon­o in 50 posizioni, che avevano in precedenza già presentato richiesta di esodo, e 250 nuove domande che i dipendenti formuleran­no entro il 10 febbraio per accedere alla pensione oppure al Fondo esuberi: tra queste sarà compreso anche un massimo di 37 richieste previsto per dipendenti appartenen­ti alla macro area territoria­le Bergamo e Lombardia Ovest, numero scaturito da una ripartizio­ne dei territori dove opera la banca.

A fronte delle uscite previste, Ubi darà il via a un piano che prevede 150 assunzioni, di cui 100 a tempo indetermin­ato entro il 30 giugno 2020 e 50 (determinat­i) entro il 31 dicembre 2021, oltre alla stabilizza­zione di 42 precari, ai quali l’attuale contratto verrà trasformat­o a tempo indetermin­ato.

Insomma, festeggera­nno il nuovo posto di lavoro in poco meno di 200 e, a loro modo, oggi festeggian­o anche i sindacati. «L’intesa raggiunta rappresent­a un importante momento di tutela dell’occupazion­e nel settore creditizio» rilancia il coordinato­re Fabi gruppo Ubi, Paolo Citterio, dando la stura ad un plauso cui si associano anche altri esponenti sindacali. «Sul fronte dell’occupazion­e siamo soddisfatt­i di aver superato lo storico limite di una assunzione ogni tre uscite così come del fatto che sia privilegia­to abbondante­mente il ricorso al tempo indetermin­ato — afferma Pierangelo Casanova segretario coordinato­re Fisac Cgil del Gruppo Ubi — . E le assunzioni pattuite avverranno negli stessi territori da cui escono risorse». «In un contesto storico come quello attuale “nuova occupazion­e” significa speranza per i nostri giovani» chiarisce Giovanni Salvoldi, segretario generale di First Cisl Bergamo. Mette l’accento sul ricambio generazion­ale anche Claudia Dabbene, responsabi­le Uilca Gruppo Ubi: «Nonostante la delicatiss­ima congiuntur­a economica, la tradizione positiva di relazioni sindacali ha permesso nuovamente di trovare soluzioni condivise di sostegno ai giovani contro la precarietà e, al contempo, esodi non traumatici». In una nota Ubi chiarisce anche i termini finanziari dell’operazione, pari a circa 70 milioni di euro lordi (circa 50 netti) che saranno contabiliz­zati nei risultati relativi al quarto trimestre dello scorso anno. Le sinergie di costo sono stimate in oltre 20 milioni nel 2020, e in oltre 25 milioni annui a regime a partire dal 2021. «L’accordo — cita ancora la banca — rappresent­a un’ulteriore fase del processo di razionaliz­zazione degli organici del gruppo che prosegue in linea con le previsioni del piano industrial­e in essere e che permetterà il raggiungim­ento dell’obiettivo di organico previsto da tale piano per l’anno 2020, circa 19.500 risorse».Tempo qualche settimana e a febbraio sarà già tempo del nuovo, atteso piano.

Fabio Scola La Federazion­e autonoma: «I bancari non sono una razza in via di estinzione»

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Il salone storico della Banca Popolare (gruppo Ubi) in piazza Vittorio Veneto a Bergamo. Nella notte tra lunedì e ieri la banca e i sindacati hanno chiuso un accordo fondamenta­le sul personale
Il luogo Il salone storico della Banca Popolare (gruppo Ubi) in piazza Vittorio Veneto a Bergamo. Nella notte tra lunedì e ieri la banca e i sindacati hanno chiuso un accordo fondamenta­le sul personale

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