Simone Peterzano L’allievo maestro
Nelle sale della Gamec si apre il 6 febbraio A Milano due opere in anteprima Presentata a Brera l’esposizione della Carrara su Peterzano All’incrocio tra Tiziano e Caravaggio, entrambi in mostra
Le opere di Simone Peterzano (nella foto, «Venere e Cupido con due satiri nel paesaggio»), l’allievo di Tiziano e poi maestro di Caravaggio, saranno in mostra all’Accademia Carrara, negli spazi ospitati dalla Gamec) a partire dal 6 febbraio e fino al 17 maggio. Fu una figura chiave dell’arte italiana del secondo Cinquecento anche se il suo nome è rimasto a lungo nell’ombra.
Tiziano, che ne fu il maestro, e Caravaggio, che si formò alla sua bottega. Fra Venezia e Milano, fra il colore della pittura lagunare e la schiettezza naturalistica tipica della tradizione lombarda, fra profano e sacro: in queste ricchezze e varietà si muove Simone Peterzano, nato nel 1535 circa a Venezia, da una famiglia di origini bergamasche e figura chiave dell’arte italiana nel secondo Cinquecento, anche se il suo nome è rimasto a lungo in ombra. Forse oscurato dal prestigio degli artisti che aveva intorno, ma soprattutto — spiega la direttrice dell’Accademia Carrara Maria Cristina Rodeschini — a causa di una passata lacuna relativa al suo percorso, manchevole di sicuri ancoranno raggi nel periodo veneziano, indagato solo dal 1990». Ora la mostra «Tiziano e Caravaggio in Peterzano», in scena dal 6 febbraio al 17 maggio all’Accademia Carrara (negli spazi della Gamec, restituisce merito all’artista. E «offre al pubblico una conoscenza mai avuta e la possibilità di scoprire la produzione del pittore in tutta la sua complessità», prosegue Rodeschini durante la presentazione, tenutasi alla Pinacoteca di Brera, a Milano.
Qui, fino al 26 gennaio, si potrà avere un piccolo assaggio dell’esposizione bergamasca, definita dal direttore dell’ente milanese James Bradburne, «un’opportunità straordinaria e la testimonianza di come la collaborazione fra istituzioni consenta di valorizzare il patrimonio italiano». Nella sala XV di Brera i visitatori possono già ammirare un confronto inedito fra due capolavori dell’artista, «Venere e Cupido con due satiri in un paesaggio», conservata nella Pinacoteca milanese, e «Angelica e Medoro», custodita alla Galerie Canesso di Parigi. I due dipinti saranno quindi spostati a Bergamo dove si aggiungeranno, nella prima mostra monografica dedicata a Peterzano, ad altri lavori provenienti da realtà italiane come la Galleria Borghese di Roma e la Scuola grande di San Rocco di Venezia, ma anche da grandi istituzioni internazionali come il Museo del Prado di Madrid e il Metropolitan Museum of Art di New York. In totale sapresentate 64 opere, alcune mai viste. Nel dettaglio saranno 18 tele e 27 disegni di Peterzano, ma anche cinque dipinti di Tiziano e quelli di altri veneti come Paolo Veronese, Jacopo Tintoretto, Parrasio Micheli, Bernardino Licinio e Paris Bordon, due produzioni di Caravaggio e poi quelle di personalità lombarde come Antonio Campi, Giovanni Ambrogio Figino e Giovanni da Monte.
La mostra è a cura di Simone Facchinetti, Francesco
Frangi, Paolo Plebani e Maria Cristina Rodeschini. «È un’operazione coraggiosa — commenta l’assessore alla Cultura del Comune di Bergamo Nadia Ghisalberti —, perché la Carrara dà prova di saper puntare sui grandi personaggi dell’arte italiana, come mostrato con l’operazione su Raffaello, e allo stesso tempo di esser capace di fare scelte inattese, portando un nome poco conosciuto all’attenzione di tutti». Caratterizzata, continua Ghisalberti, da «un ritmo sicuro, tra grandi capolavori, imponenti scenografie e un sapiente alternarsi di sacro e profano, l’esposizione saprà stupire anche i non specialisti» e sarà divisa in nove sezioni. Accanto ai soggetti erotici e agli echi letterari e musicali, «sarà illustrata in modo sistematico — dice Frangi — la vicenda di un protagonista dei due più importanti centri dell’Italia settentrionale del tempo, capace di farsi ponte fra due mondi: si forma nella civiltà del colore veneziano, sa recepire questa tradizione ma sa anche veicolarla nel contesto milanese», coniugandola poi con le esperienze del Cinquecento lombardo alle quali guarderà Caravaggio.
Il rapporto con quest’ultimo è riconducibile al 1584, quando un non ancora tredicenne Michelangelo Merisi entrò nella bottega di Peterzano. Il contratto di apprendistato, visibile grazie al prestito dell’Archivio di Stato di Milano, prevedeva la permanenza per quattro anni nello studio. Che quel periodo abbia rappresentato un passaggio nodale nella formazione del giovane lo testimoniano i rimandi alle invenzioni del maestro, in alcune delle sue prime opere romane. «Valga per tutte il rapporto tra “Autoritratto in veste di Bacco” della Galleria Borghese a Roma e il disegno preparatorio di Peterzano per una delle “Sibille” affrescate a Garegnano, conservato presso il Castello Sforzesco di Milano, entrambi esposti», sottolinea Facchinetti. Un’ultima nota: «Poiché — conclude Rodeschini — la cultura è un aspetto collegato al benessere e quindi alla salute, per la prima volta la Fondazione Accademia Carrara ha scelto di collaborare con l’Airc». L’1% del ricavato della biglietteria della mostra andrà quindi alla fondazione, impegnata nella ricerca per la prevenzione, la diagnosi e la cura del cancro.