Celadina, niente sgombero
Gli assessori Messina e Gandi: proposte diverse soluzioni alternative alla famiglia, che non vuole spostarsi
Per le case occupate in via Monte Grigna non è previsto alcuno sgombero.
Non ci sarà, almeno per ora, alcuno sgombero nelle case comunali occupate di via Monte Grigna, alla Celadina. «Il Comune di Bergamo sceglie la via dello sgombero e della forza come extrema ratio», scrivono gli assessori Marcella Messina (Politiche sociali) e Sergio Gandi (Sicurezza), dopo il racconto di ieri del Corriere sulla situazione riscontrata all’interno del palazzo. Almeno due appartamenti risultano abitati: uno da una famiglia, con due minorenni, l’altro da un 59enne di origine albanese. Il Comune spiega di aver provato a offrire alternative alla famiglia. «Ma non si vogliono spostare — scrive l’assessore —: son state prospettate e illustrate diverse soluzioni alternative, dai servizi sociali di Boltiere, ultimo Comune di residenza, che si è offerto di prenderli in carico, e da quelli di Bergamo, che han prospettato scenari diversi, soprattutto a tutela dei due ragazzi. La famiglia sceglie liberamente e convintamente di restare lì dov’è, soprattutto perché vuole restare in città». L’assessore Messina aggiunge anche che la famiglia è consapevole del fatto che non verrà riallacciata l’energia elettrica. «Aler — spiegano gli assessori — ha dato disponibilità da molto tempo per la ristrutturazione dell’intero palazzo, entrambi i numeri civici, ma finché sarà occupato è evidente che non possano attivarsi per metterlo a nuovo e a disposizione dei servizi alloggiativi del Comune perché gli appartamenti possano essere assegnati».
Le persone che sono rimaste all’interno del palazzo si arrangiano come possono. Per scaldarsi, usano le stufette attaccate a bombole del metano, che tengono accanto al divano. Una situazione estremamente precaria che potrebbe anche far correre dei rischi agli occupanti delle case. Ma nemmeno questo sembra convincere il Comune ad attivare lo sgombero. È un’extrema ratio, dicono gli assessori, soprattutto nei casi in cui ci sono famiglie con minori. Gandi e Messina scrivono di essere al lavoro per costruire un percorso di uscita dalla situazione di occupazione e illegalità, un progetto — su cui non danno dettagli — per far fronte all’emergenza casa. «Siamo convinti — dicono — che il nostro lavoro servirà a liberare la palazzina, ristrutturarla e metterla a disposizione di chi ne ha diritto».
Nel palazzo Vivono una famiglia con due minori e un uomo: si scaldano con stufe a gas