Armi da guerra Condannato l’autista Atb
Tre anni e 4 mesi, pene dimezzate rispetto alle richieste del pm
Tre anni e 4 mesi. È la condanna per Fabrizio Mangiovini, l’autista dell’Atb, accusato di traffico di armi da guerra. Nei guai anche la moglie Antonella Pezzotta, il fratello Fabio e il cognato Giuseppe Adobati.
Erano finiti sotto accusa per raccolta di armi da guerra in concorso. Ora sono stati tutti condannati, ma con pene che sembrano ridimensionare ruoli, responsabilità e, più in generale, i contorni della vicenda.
Per Fabrizio Mangiovini, l’autista dell’Atb con la passione per le armi e per il Duce, 55 anni, di Bergamo, e per i suoi familiari ieri è arrivata la sentenza in abbreviato del gup Maria Luisa Mazzola. Tre anni e 4 mesi per lui e 3 anni esatti per la moglie Antonella Pezzotta, 51 anni, sostanzialmente la metà della richiesta del pm Emanuele Marchisio (6 anni per entrambi). Fabio Mangiovini, armaiolo di Dalmine e fratello di Fabrizio, è stato condannato a 2 anni con pena sospesa e il reato derubricato in detenzione di armi da sparo (3 anni la richiesta dell’accusa). Lo stesso per Giuseppe Adobati, operatore ecologico del Comune di Nembro e cognato di Fabrizio: un anno e 4 mesi con pena sospesa (3 anni e 8 mesi la richiesta). Infine, a Raffaella Maffeis, moglie di Fabio Mangiovini, una pena pecuniaria di 60 euro.
L’inchiesta era nata il 5 febbraio 2015 quando a casa di due fratelli milanesi, presunti trafficanti di droga, i carabinieri di Legnano avevano trovato due kalashnikov e una Skorpion infilata nella busta di una nota pasticceria di Citdi tà Alta. Il numero di Antonella Pezzotta era nella rubrica di uno dei due, che aveva poi ammesso di avere acquistato le armi da lei. I coniugi erano finiti così nel mirino degli investigatori ed erano stati arrestati a Bologna nell’aprile dello stesso anno. Il sospetto è che fossero al centro di un traffico d’armi piuttosto esteso. In quel frangente erano state sequestrate decine di armi e munizioni tra la casa dell’autista, alla Malpensata, in un box a Grumello del Monte e nella baita a Nembro di Adobati. Allora, misure cautelari per tutti, anche per Fabio Mangiovini a cui è stata sospesa la licenza. Tutte le difese avevano invocato l’assoluzione. «Pensiamo che il giudice si sia convinto che non c’è stato alcun traffico d’armi da guerra, ma solo un collezionismo mal gestito», dichiara per Fabrizio Mangiovini l’avvocato Francesco Arrighi. «Rinviamo ogni valutazione alla lettura delle motivazioni (entro 90 giorni, ndr),
certo la pena è stata di molto ridotta», rileva l’avvocato Dayana Bona per Pezzotta. «La sentenza ci lascia un po’ perplessi considerato che il mio assistito ha sempre collaborato», riflette l’avvocato Gianluca Quadri per Fabio Mangiovini. Il collega Enrico Pollini assiste Adobati: «Il suo era un ruolo del tutto marginale. Gli erano stati consegnati alcuni sacchi neri chiusi, non sapeva nemmeno cosa contenessero». (mad.ber.)