Big data dagli hot-spot e incontri nei quartieri per ripensare Città Alta
Comune e Università di Bergamo hanno deciso di consultare i cittadini — con questionari e focus group — per ripensare Città Alta e Borgo Canale. Un progetto che vuole provare a coinvolgere migliaia di persone. «Se arrivassimo ad avere 10 mila risposte, come le abbiamo avute in altre ricerche, sarebbe un ottimo risultato», dice la docente Emanuela Casti, che coordina il gruppo di ricercatori e dirige il Centro studi sul territorio (Cst) dell’Università di Bergamo. Gli esiti del lavoro serviranno per la revisione del Piano particolareggiato di Città Alta e Borgo Canale.
La ricerca è iniziata nel 2018 con l’uso dei big data raccolti con gli hot-spot del wi-fi pubblico. È stato analizzato il flusso di persone in entrata e in uscita da Città Alta: i residenti, gli studenti, i commercianti, i turisti e anche i bergamaschi che scelgono il borgo storico per una passeggiata o una serata di svago. «Lo studio — spiega la professoressa Casti — ci ha restituito una visione plurale di Città Alta: tante città, che si alternano in una dimensione spazio-temporale». È proprio questa pluralità (di soggetti e anche di esperienze) che dovrà guidare il Comune nella revisione del Piano particolareggiato. «L’obiettivo — spiega il sindaco Giorgio Gori — è far esplodere tutte le potenzialità di Città Alta e proteggerne le fragilità». Vanno considerati i cambiamenti del borgo storico negli anni. «Il Piano particolareggiato vigente — ricorda l’assessore alla Riqualificazione urbana Francesco Valesini — era stato approvato nel 2005, una fase storica diversa da quella attuale. Ci prepariamo a una revisione significativa».
Il progetto di democrazia interattiva andrà a indagare quattro ambiti: la residenzialità, il commercio, il turismo e i servizi. In Città Alta ci sono diverse categorie di abitanti: lo studio dovrà cercare di capire anche come adeguare le funzioni degli edifici rispetto ai bisogni degli abitanti. Per avviare il coinvolgimento dei cittadini c’è una piattaforma online, Città Alta Plurale, a cui si può accedere dall’home page di Palazzo Frizzoni (www.comune.bergamo.it). Per compilare il questionario serve almeno una mezz’ora, il tempo necessario per riflettere sulle domande e anche sulle risposte. È pure disponibile una mappa: chi ha un’idea che vorrebbe vedere realizzata può geolocalizzarla e fare in modo che, su quel tema, anche altri cittadini possano dire come la pensano.
Il processo partecipativo
Città Alta Plurale verrà presentato il 30 gennaio, alle 18, nell’atrio della biblioteca Angelo Mai, in Città Alta. I ricercatori del Cst-DiathesisLab, coordinati dalla docente Federica Burini, lavoreranno alla fase di consultazione fino ad aprile. Incontri e focus group non si terranno soltanto in Città Alta, ma in diversi quartieri di Bergamo (sulla piattaforma online c’è anche il calendario, con l’elenco di tutti gli eventi organizzati). «È la prima volta — dice l’assessore all’Innovazione (e alla Partecipazione) Giacomo Angeloni — che usiamo per uno studio scientifico i dati che arrivano dagli hot-spot del servizio di wi-fi. Questa modalità ci potrà essere utile anche in futuro e per altre tematiche». Osservare quando e come si spostano le persone in città può essere utile, per esempio, ai commercianti per capire come intercettare nuovi clienti. Potrebbe servire anche a chi si occupa di turismo per migliorare i servizi. I dati degli hot-spot del wi-fi comunale sono però solo il punto di partenza di questa ricerca. Verranno poi coinvolte anche le reti sociali, le associazioni, i comitati di quartiere e gli alunni delle scuole. «I cittadini — dice Emanuela Casti — verranno coinvolti in tutte le fase progettuali del Piano particolareggiato».
Lo studio fatto ci ha restituito una visione plurale di Città Alta: tante città che si alternano in una dimensione spaziotemporale Emanuela Casti Direttore Centro Studi sul Territorio UniBg
L’obiettivo Gori: «Far esplodere le potenzialità di Città Alta e proteggerne le fragilità»